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Garbagnate, farmaci letali allo zio: "Voleva solo alleviare le sue sofferenze"

Le motivazioni della sentenza: "Non è stato un tentativo di eutanasia"

Ospedale

Il suo obiettivo era quello di "alleviare le sofferenze dello zio, ma non c'è prova che si fosse determinato ad ucciderlo e che volesse praticare una eutanasia". Le motivazioni della sentenza con la quale la Corte d'Assise di Milano il 13 dicembre ha "declassato" da omicidio volontario a omicidio colposo l'accusa nei confronti di Lorenzo Pieri, 49 anni, parlano chiaro.

I fatti

 L'infermiere era a processo per la morte di Francesco Piccinin, zio 87enne della moglie. L'anziano era ricoverato in ospedale a Garbagnate Milanese per una grave forma di polmonite, quando l'infermiere - l'uomo operava in un'altra struttura - gli ha somministrato dei boli di morfina "al di fuori di controllo medico e senza conoscere l'esatta condizione clinca dell'anziano", secondo le motivazioni della sentenza.  Francesco Piccinin è poi deceduto.

Il processo

Per il 49enne, assistito dall'avvocato Andrea Fares, il pubblico ministero Nicola Rossato aveva chiesto 9 anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario aggravato. "Ha praticato i boli come se fosse lui l'infermiere della sedazione terminale, perché gli era stato detto che il parente era spacciato e voleva porre fine allo stato in cui si trovava una persona cara, di famiglia" aveva affermato il pm.

La sentenza 

La Corte d'Assise ha derubricato l'accusa sostenendo che non ci fosse prova agli atti "del dolo omicidiario di Lorenzo Pieri", che è stato condannato a un anno, con attenuanti e pena sospesa, per l'ipotesi colposa. Pena che ha già scontato quando era in custodia cautelare ai domiciliari. La Corte (giudici togati Mannucci Pacini-Santangelo) ha anche assolto "perché il fatto non sussiste" cinque medici che erano anche loro imputati e per omicidio colposo. Per la Procura i medici avrebbero sbagliato diagnosi e cure per l'anziano, tanto che ci sarebbe stata "un'ingiustificata definizione di irreversibilità" delle gravi condizioni dell'87enne. Tesi, però, cancellata da una perizia e infine dalla decisione dei giudici, secondo i quali ci fu solo una "condotta del tutto anomala, eccezionale e non ragionevolmente prevedibile" da parte di Pieri e nessuna colpa dei medici.