
Negri Quel giorno lo zio era di buonumore e il primo a esserne contento era il suo nipote preferito. Nota a...
NegriQuel giorno lo zio era di buonumore e il primo a esserne contento era il suo nipote preferito. Nota a margine non superflua: lo zio era sempre di buonumore, tranne quando - e accadeva spesso - aveva la luna storta. In quel giorno, salendo in gaia compagnia una costa di monte sotto un cielo arruffato di lana grezza, il suo buonumore aveva preso un’intonazione romantica. Lo scenario aveva la sua parte: alta Valle Seriana, luoghi di rupi dai nomi evocativi come Sedòrnia e Vigna Vaga e Manina. Si saliva verso il grande, costante autunno delle terre alte. Fu a metà strada che lo zio incappò in una vipera e volle mettere tutti sull’avviso, tra serio e faceto: "Occhio, occhio – gridò – che qui c’è una Vipera Cornuta!" "Cornuto sarà lei" sibilò più o meno la vipera strisciando via tra i sassi. La compagnia raggiunse lo zio: "Be’, e dove sarebbe ‘sta vipera? Ragioniere, lei ha sempre voglia di scherzare...". In quel momento, qualche decina di metri più a monte, da dietro un costone, arrivarono concitate voci femminili. Lo zio si era già messo in modalità soccorso mandando su la voce: "Ehi, ragazze, avete bisogno di aiuto?". Da dietro il costone partì una perentoria risposta: "Ma vaff...". "Tanto gentile e tanto onesta pare...", commentò di rimando lo zio e il suo buonumore si era già sgretolato. "Ragioniere, ma lei se le va a cercare proprio. Altro che aiuto: forse stavano facendo pipì...". Tutti risero, anche lo zio. Che per tutto il resto dell’arrampicata restò però taciturno, sempre cortese ma distaccato, malinconico. Erano giunti in un mondo pensoso e freddo, da coro alpino o finanche russo, dove il cacciatore risparmia il grande cervo che lo guarda fiero, a palco di corna levato. Intanto il nipote dello zio spiava il cielo di lana grezza. Con molta discrezione una ragazza bruna, salita con lui, gli aveva posato una mano sulla spalla. Era una tipa tosta, triestina combattiva, tirava con gusto alla boxe. Ma in quella sua mano c’era tutta la delicatezza indugiante di una gatta a unghie ritratte. Lo zio guardò i due in quell’attimo rubato e fuggente. I suoi occhi, incontrandosi con quelli del nipote, ebbero un’increspatura di commozione.