Farmaci letali allo zio in fin di vita. Il pm: "Fu eutanasia, condannatelo a 9 anni"

L’imputato, infermiere, somministrò un mix di morfina e antidepressivi al parente 87enne in ospedale. Per la Procura nessun movente di tipo economico. Lui: "Non volevo ucciderlo, solo farlo soffrire meno"

Eutanasia (Ansa)

Eutanasia (Ansa)

Milano - Voleva smettere di farlo soffrire per sempre, o solo calmare i suoi dolori per un po’? Questo è il dubbio. Per l’accusa, l’intenzione era chiaramente di togliergli la vita. Un gesto di pietà, tanto più che i medici ("sbagliando", secondo il pm) gli avevano parlato di irreversibilità della condizione dell’anziano. Eutanasia, dunque? "Ha praticato i boli come se fosse lui l’infermiere della sedazione terminale, perché gli era stato detto che il parente era spacciato, perché voleva porre fine allo stato in cui si trovava una persona cara, di famiglia".

Con queste parole, nella requisitoria, il pm Nicola Rossato ha chiesto una condanna a 9 anni e 6 mesi per omicidio volontario aggravato per Lorenzo Pieri, infermiere (in un’altra struttura) a processo per la morte dello zio di sua moglie Francesco Piccinin, 87 anni, deceduto il 10 ottobre 2020 all’ospedale di Garbagnate, nel Milanese, a cui avrebbe somministrato, facendogli visita nel reparto di Pneumologia, morfina e antidepressivi fino a ucciderlo.

Davanti alla Corte d’assise, in un processo su un caso molto complesso passato anche per consulenze e perizie, lo stesso pm per quella morte ha chiesto anche la condanna per omicidio colposo per 4 medici (per un quinto l’assoluzione), perché avrebbero sbagliato diagnosi e cure per l’anziano. Tanto che, per la Procura, ci fu "un’ingiustificata definizione di irreversibilità" delle gravi condizioni cliniche dell’87enne colpito da una polmonite. Come ha ricostruito il pm, Pieri che aveva "un bel rapporto" con l’anziano anche perché "sua moglie trattava lo zio come un padre", decise di porre fine alle sofferenze di Piccinin dopo che aveva saputo dai medici che "le sue condizioni erano irreversibili".

Il pm ha chiesto per l’imputato la concessione delle attenuanti generiche, ma anche di quella "dell’aver agito per particolari valori morali e sociali" dato che il suo "scopo era nobile". "Mai stata ipotizzata alcuna pista economica", ha ripetuto lo stesso magistrato. Pieri venne fermato una ventina di giorni dopo la morte di Piccinin con l’accusa di omicidio e messo ai domiciliari. Nell’inchiesta, condotta dai carabinieri, come detto entrarono anche tre medici e un anestesista per condotte colpose.

L’anziano era stato ricoverato il 30 settembre 2020 nell’ospedale per una grave forma di polmonite (non da covid). Pieri gli avrebbe somministrato dosi massicce di morfina e di un farmaco antidepressivo. "Ho agito in stato di paura e necessità - si era difeso l’imputato - lo volevo tranquillizzare e lo sedai, volevo che si calmasse e agii di impulso e ritenevo quel quantitativo non pericoloso".

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro