DIEGO VINCENTI
Cronaca

Zelig a rischio chiusura, Michele Mozzati: “Colpa dei prezzi calmierati e del Covid”

Michele (di Gino e Michele) spiega la crisi del teatro: "Era fondamentale evitare la serrata. Abbiamo preso tempo, tanti amici hanno risposto all’appello. Resto ottimista"

Giancarlo Bozzo con Gino Vignali e Michele Mozzati (ultimo a destra)

Milano – Questa volta non c’è proprio niente da ridere. È a un passo dal fallimento lo Zelig di viale Monza. Anche se per ora si è scongiurata la chiusura creando una nuova società che ha preso in affitto il locale per sei mesi. Idea che sa di ultima spiaggia per Michele Mozzati, Gino Vignali e Giancarlo Bozzo. La vera boccata di ossigeno sarebbe rientrare nella produzione dello show televisivo. Chissà. Certo un’altra vicenda che mostra le difficoltà in cui si muove lo spettacolo dal vivo. La cui sostenibilità non è garantita nemmeno dalla sala piena.

Michele, come siamo arrivati a questo punto?

"Il Covid è stato un disastro. E per qualche stagione ci è mancata la produzione televisiva. Questo ha peggiorato una situazione già di grande difficoltà, anche perché abbiamo sempre avuto prezzi calmierati. Il nostro modello non è mai stato Il locale notturno".

Non un altro Derby.

"Esattamente. Lo Zelig è più simile a un teatro, i suoi spettatori il giorno dopo devono andare al lavoro o in università: gli spettacoli iniziano presto e i prezzi sono bassi. Ma ora non sappiamo come sopravvivere. L’unica certezza è che il locale sarebbe stato chiuso se non fossimo intervenuti. Abbiamo trovato un modo per prendere tempo, io, Gino e Giancarlo Bozzo, che come si dice a Milano, è quello che ha tirato su la cler ogni sera".

Come risolvere la situazione?

"Intanto era fondamentale tenere aperta la sala, per altro esaurita ogni sera, anche per garantire i posti di lavoro. Ora dobbiamo risanare la situazione e provare a riprenderlo una volta scaduto l’affitto. Parallelamente proseguirà lo Zelig in tv, che fa sempre ottimi numeri, soprattutto se proposto come avvenimento speciale, di poche puntate".

Il vostro obiettivo è entrare nella produzione?

"Sì, la tv permetterebbe di riequilibrare ancora una volta le perdite del locale. Ma su questo siamo in attesa di capire".

Gli amici come stanno reagendo all’appello?

"Abbiamo avuto risposte importanti, anche da comici molto conosciuti. Con lo show gratuito di un grande nome, per una volta potremmo concederci di alzare un po’ i prezzi. Non ce lo vedo Teocoli davanti a 150 persone che hanno pagato 7 euro…".

C’è affetto intorno a Zelig.

"Tantissimo. Siamo parte della cultura della città e ne andiamo orgogliosi. È stata una scommessa un po’ folle aprire qui in viale Monza, e invece è sempre andata bene. All’inaugurazione nel 1986 si bloccò il traffico. Già all’epoca c’era bisogno di un locale così a Milano".

Anche il Comune vi guarda con amore?

"Ci ha sempre voluto bene. Sarebbe bello se si presentasse qualcuno. Non penso però che spetti a loro il problema, non ho idea se sono mai intervenuti in situazioni simili. La nostra stessa natura è un po’ particolare, non essendo riconosciuti come teatri non possiamo usufruire delle convenzioni. Ma rimango ottimista. C’è grande attenzione e molta volontà".