NICOLA PALMA
Cronaca

L’ossessione di Zakaria per Sofia: 5 giorni prima dell’omicidio le botte a un ragazzo in discoteca

Atqaoui fu allontanato dal ‘The Beach’ dopo aver aggredito un giovane che stava parlando con la sua ex. Le contraddizioni del killer, dal telefono al furto delle chiavi

Sofia Castelli e Zakaria Atqaoui

Sofia Castelli e Zakaria Atqaoui

Cologno Monzese (Milano) – Notte tra domenica 24 e lunedì 25 luglio, cinque giorni prima del delitto di Cologno Monzese. A raccontare quelle ore è L., una delle amiche più fidate di Sofia Castelli: "Siamo andate a trascorrere una serata al locale The Beach di Segrate ( in realtà è in via Corelli a Milano, ndr). Zakaria non era stato invitato a venire con noi, proprio perché Sofia aveva deciso di interrompere di netto la loro relazione".

L’ex, però, si presenta lo stesso, insieme a M.: "In un primo momento sedeva in disparte, poi ha cominciato a seguirci nei vari spostamenti dentro il locale. Di fatto – prosegue la ricostruzione agli atti dell’inchiesta dei carabinieri – Sofia e Zakaria hanno scambiato pochissime parole e mai da soli. Lei mostrava un evidente atteggiamento di freddezza e di distaco nei suoi confronti. In quella serata, Zakaria aveva litigato con un ragazzo, che era in quel locale, giungendo alle mani, perché riteneva avesse mostrato attenzioni nei confronti di Sofia. Era intervenuta la sicurezza del locale, che accompagnava all’esterno il solo Zakaria. Dopo quel fatto, non abbiamo più rivisto Zakaria".

Chi era quel ragazzo? Probabilmente non R., che da qualche tempo era entrato nella vita di Sofia, ma che, incrociando le testimonianze, quella sera non si sarebbe presentato proprio per evitare di incrociare Zakaria. L. ha riferito agli investigatori che nelle ultime settimane la ventenne e R. si erano molto avvicinati, aggiungendo però che la studentessa le aveva confidato che "un’eventuale relazione sentimentale doveva ancora maturare". Atqaoui lo aveva scoperto spiando il telefono della fidanzata e trovandoci una chat: "Prima che lei cominciasse a scriversi con R., le cose andavano bene – ha messo a verbale –. Stanotte mi sono nascosto perché volevo cogliere sul fatto R. e Sofia".

In realtà, all’alba del 29 luglio, la studentessa è tornata a casa con un’amica: Zakaria era nell’armadio, scalzo, da ore e ha "origliato la conversazione tra Sofia e Aurora, al rientro dalla discoteca, le quali sarebbero uscite il pomeriggio successivo con questi due ragazzi (R. e L., ndr)". A quel punto, il ventitreenne ha atteso che la ex si addormentasse, ha preso un coltello dalla cucina (scartandone uno con la lama "spezzata" perché "non adatto") e ha colpito la ventenne almeno quattro volte alla gola. Gli esiti parziali dell’autopsia, che proseguirà oggi, sembrano confermare la sua versione: gli accertamenti medico-legali non hanno fatto emergere al momento lividi o lesioni compatibili con una colluttazione; forse Sofia ha accennato solo una minima reazione, quasi istintiva, spenta dai fendenti sferrati in rapida successione.

Su questo aspetto, il killer si è contraddetto tra un interrogatorio e l’altro, in particolare su alcuni graffi che aveva sul viso. Del resto, ci sono pure altri passaggi in cui ha cambiato versione: dal momento in cui ha rubato le chiavi di casa Castelli (se nella tarda mattinata di venerdì o a metà pomeriggio) al cellulare, che prima ha dichiarato di non avere, salvo poi parlare di un vecchio Nokia "senza scheda, che utilizzo tramite il wifi, per messaggiare su Instagram", e che avrebbe buttato dopo l’omicidio "forse in un cestino".