Claudio
Negri
Fantasmi. Bell’argomento inattuale. Io non credo in loro. E loro non credono in me. Per puro spirito preromantico, io vorrei però credere alla loro esistenza. Dando atto alle ombre di avere tanto labili quanto suggestive forme di presunta presenza, mi tornano alla mente certi episodi che gli amanti del paranormale da bigiotteria definirebbero “inspiegabili”. Chissà perché tre dei miei quattro soprannaturali rendez-vous avvennero durante il servizio militare? Il primo fantasma fu una fantasma: la Ragazza che Salta dal Fico. A Savona, nella vecchia caserma sopra il porto. Da un fico, durante il turno di guardia, vidi saltare una giovane donna, con volo ad applauso d’ali, come le tortore. Poco prima dell’alba. Fantasma purgatoriale, dantesco. Era vestita? Sì, lo era. Il secondo fantasma fu quello del Maresciallo Insanguinato. Alla polveriera di Istrago, Friuli, durante un cambio di sentinella ell’ora del lupo. Sentii con chiarezza qualcuno respirare forte (“Oh anime affannate”), quasi un rantolo dietro di me, mentre riportavo la jeep vuota al capannone. “C’è nessuno?”. Nessuno rispose. Curiosità: pochi anni prima Luis Bunuel aveva girato Il Fascino Discreto della Borghesia, nel quale verso la fine compare – coincdenze proprio il Maresciallo Insanguinato. Il terzo fantasma, evviva, fu ancora femminile. Quasi ci sbattei contro, da piantone, girando un angolo di corridoio della Palazzina Comando, immersa nell’inchiostro notturno. La fantasma reggeva una tremula candela. Era bella e diafana come un’eroina di Poe. Ma il suo respiro sapeva di dentifricio alla menta piperita. “Lei non mi ha vista” mi sussurrò, piuttosto contrariata. E svanì. L’ultimo fantasma, stavolta in borghese, lo vidi a Castiglioncello nei primi anni Novanta. Era quello di Lello Bersani, il celebre giornalista cnematografico. Che in quel tempo era ancora vivissimo. Però vestiva di bianco, dalla giacca ai calzini. Era solo e solenne. Andava quasi di sicuro a cena da qualche suo illustre amico. Ma a me parve soprattutto, e fatalmente, il fantasma elegante di un’irripetibile stagione del cinema italiano.