Carugate (Milano) – Tredici mesi di indagini, una super-perizia e ora si apre il processo: a due anni dal volo di 40 metri dalla gru a Torino in cui persero la vita tre operai, per le famiglie del cassanese Roberto Peretto e del carugatese Marco Pozzetti è arrivato il momento della giustizia. Con i due cinquantenni della Martesana, mai dimenticati, morì anche un giovanissimo collega piemontese: Filippo Falotico, 23 anni. L’altro ieri l’udienza preliminare a porte chiuse e senza indagati e il 22 dicembre l’appuntamento per tutti davanti al gip.
Le indagini sono state chiuse ad aprile. La procura torinese procede per omicidio colposo. "Nonostante omissioni e controlli superficiali i tre operai potevano essere salvati". E invece non furono presi neanche accorgimenti in extremis e la mattina del 18 dicembre 2021 le carenze finirono in tragedia. A rispondere di quel che accadde sono in cinque: il manovratore che pilotava il braccio del mostro metallico, i legali rappresentanti della società Fiammengo, appaltatrice dei lavori al condominio di via Genova, teatro dello schianto al suolo, e quelli della Calabrese Autogru e di Loca Gru e la coordinatrice della progettazione ed esecuzione delle opere.
Secondo gli esperti del pubblico ministero Giorgio Nicola e del procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo, il braccio meccanico era più basso rispetto all’altezza prevista dal manuale tecnico: troppo corto per completare l’aggancio alla cuspide della torre. Nel tentativo di terminare l’operazione, nella fase più delicata dell’assemblaggio, iniziò a ondeggiare e cascò tutto. Anche chi avrebbe dovuto verificare, per i magistrati, non lo fece. Nessuno avrebbe richiesto e visionato il piano di sicurezza operativa e appurato che l’autogru fosse conforme.
Le città delle vittime hanno sempre nel cuore Roberto e Marco e anche Torino, che nel dicembre 2022 ha inaugurato una targa per ricordare la strage alla presenza delle famiglie che da allora non hanno mai rotto il silenzio. Clarissa, la compagna di Peretto, Roberta, Sara e Matteo, la moglie e i figli di Pozzetti si precipitarono in via Genova davanti al palazzo da ristrutturare, dove la loro vite sono cambiate per sempre. Distrutte in pochi attimi. Da allora vogliono solo sapere cosa accadde. Due giorni prima c’era stato un intervento di manutenzione e in cabina l’addetto di un’azienda esterna aveva lasciato un appunto ritrovato dai vigili del fuoco: "Anomalia nell’impianto". Parole che annunciavano il lutto rimaste sulla carta. L’ultimo selfie in quota è il ricordo più caro e il più doloroso. Un istante dopo non c’era più nessuno dei tre.