Terrorismo a Milano: quelle vittime da non dimenticare

Cittadini non illustri uccisi tanti anni fa dal terrorismo nero e rosso

La pagina del Giorno sulla strage di viale Monza 101

La pagina del Giorno sulla strage di viale Monza 101

Milano, 6 maggio 2019 - Ricordare le vittime del terrorismo nella giornata del 9 maggio è un grande antidoto al ripetersi di eventi simili. È l’occasione per riportare alla memoria i nomi più noti tra le vittime: magistrati, giornalisti, uomini politici visto che la data è stata scelta in coincidenza con l’anniversario dell’uccisione di Aldo Moro. Ma sopratutto dobbiamo ricordare che dei quasi 500 morti degli anni del terrorismo, la grande maggioranza è costituita da cittadini comuni, vittime non solo delle stragi ma anche del terrorismo di destra e di sinistra. Ed i nomi di questi cittadini non illustri più facilmente rischiano di essere dimenticati.

Anche a Milano ci sono le storie particolari, di uomini “comuni” come la guardia giurata Erminio Carloni che si sacrificò per fermare i terroristi dei Nar che stavano tentando una rapina di autofinanziamento. Non si nascose, non si buttò a terra, li ha affrontò, venne ucciso ma grazie alla sua reazione la rapina fallì. La sua era una famiglia di lavoratori immigrati in Argentina. Anni dopo era tornato in Italia da solo. Era impegnato con la Cgil, sempre in prima fila nei cortei in un settore dove il lavoro del sindacato era difficile. Aveva lottato per le condizioni di lavoro, perché le guardie fossero dotate di giubbotti anti-proiettile: non erano arrivati ed è morto per questo. Per anni, non avendo nemmeno un parente in Italia, non è stato riconosciuto nell’elenco delle vittime: alla fine questo è stato possibile solo grazie all’impegno del sindacato di cui faceva parte.

Personalmente, poi, ricordo in diretta la morte di Eleno Viscardi, ucciso in Stazione Centrale da due terroristi di Prima Linea fermati per un controllo dei documenti. Io ero un giovane in tirocinio, lavoravo con un magistrato della Procura e ci chiamarono subito. I due furono portati in questura: uno di loro fece qualche ammissione a caldo ma fu mandato purtroppo nel supercarcere di Cuneo, quello dove erano detenuti gli irriducibili delle Brigate rosse e lì sottoposto ad un processo sommario e strangolato dai suoi compagni.

Uno degli episodi più inquietanti di quegli anni fu poi la vicenda di “Ludwig”, firma che nasceva dall’ideologia esoterica e magica dei neonazisti di Ordine nuovo, che intendeva purificare il mondo da tutto ciò che “inquinava” la purezza della razza. Della strage del cinema Eros non si ricorda il medico Livio Ceresoli, che morì nel tentativo di soccorrere le persone ferite nell’incendio. Anche lui vittima di un’ideologia fanatica che fu l’ultima propaggine del terrorismo a Milano.

*Giudice del Tribunale di Milano

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