SIMONA BALLATORE
Cronaca

Il salame nello spazio e altre burle: Vito Tartamella racconta il lato giocoso della scienza

L’ultima avventura del filosofo divulgatore: fare appassionare i ragazzi, allenandoli a smascherare le bufale, di cui la storia è piena

Vito Tartamella, con una spada finto-laser, a un festival scientifico

Vito Tartamella, con una spada finto-laser, a un festival scientifico

Milano – “La vulgata comune vuole che gli scienziati siano persone serie e tutte d’un pezzo. E invece anche a loro piace scherzare. Mi sono imbattuto in episodi molto divertenti e inaspettati". Vito Tartamella, filosofo, giornalista scientifico e divulgatore, li racconta e li raccoglie in un libro per ragazzi, “Un salame nello spazio e altri scherzi da scienziati”, fresco di stampa per Dedalo. "Questi episodi, oltre a farci sorridere, ci mostrano un lato inaspettato della scienza e possono essere un modo per appassionare i ragazzi a questa materia. E scoprire il lato giocoso degli scienziati". Anche a scuola.

Il libro sarà presentato agli studenti il 23 maggio, al festival Lector in Scienza di Conversano e ha preso le mosse da “Il pollo di Marconi e altri 110 scherzi scientifici" pubblicato da Tartamella nel 2022. L’idea di rivolgersi ai più giovani è frutto di un esperimento al festival di Focus Junior due anni fa: "Mi invitarono a parlare di questi scherzi a una platea di ragazzi, pensavo non ne capissero il senso e invece mi sbagliavo – sorride Tartamella –. Erano interessatissimi, mi hanno posto un sacco di domande. In molti casi gli scherzi degli scienziati consistono nel presentare finte scoperte: bufale, insomma. Quindi sono l’occasione per spiegare come stanno le cose. E come funziona davvero la scienza".

Lo suggerisce anche il titolo del libro, che rimanda alla provocazione del fisico francese Etienne Klein: il 31 luglio del 2022 pubblicò su Twitter la foto della stella più vicina a noi, Proxima Centauri, ripresa dal telescopio spaziale James Webb . Peccato che in realtà fosse una fetta di salame: era un esperimento sociale. "Klein voleva mettere in guardia i lettori dal “gridare al miracolo” a ogni foto spettacolare, quand’anche fosse segnalata da uno scienziato. Un invito, insomma, a non leggere le notizie con... le fette di salame sugli occhi", spiega Tartamella, che di burle da scienziati ne ha collezionate parecchie.

"Dopo il primo libro pensavo di far fatica a trovarne altre nuove – confessa l’autore –. E invece sono più diffuse di quanto si pensi. Un po’ perché scherzare è una forma di evasione e libertà in un mestiere complicato e sottoposto a regole rigide, ma anche perché in molti scienziati alberga uno spirito fanciullesco, lo stesso che li spinge a esplorare i segreti della natura, creare invenzioni o nuovi materiali. E non dimentichiamo il filone delle parodie e degli scherzi goliardici, che hanno radici molto antiche in accademia".

Si scopre così un Benjamin Franklin ultrasettantenne che prende carta e penna per chiedere all’Accademia delle scienze ricerche meno astratte, invitando a trovare il modo per profumare le puzzette. C’è il Nobel Glenn Seaborg che nello scoprire un nuovo elemento chimico, il plutonio, lo battezza con la sigla “Pu", "il verso che si fa quando si vede qualcosa di repellente. E il plutonio con cui si fanno le bombe atomiche in effetti lo è", ricorda Tartamella. Non mancano “pesci d’aprile” clamorosi, come quello del miliardario Richard Branson che, il primo aprile del 1989, fece atterrare su Londra una mongolfiera-Ufo, ET incluso, rischiando l’arresto per procurato allarme a esercito e polizia.

Altre volte scherzare ha spostato l’attenzione sulla risata rispetto all’invenzione: è il caso di Nikola Tesla, che nel 1898 presentò la prima barca telecomandata della storia. Per sbalordire i presenti, Tesla fece uno scherzo geniale: invitò i presenti a dare dei comandi alla barca (“Vai a destra!”, “Vai a sinistra!”), facendo credere loro che fosse “intelligente”, mentre in realtà era mossa da impulsi radio, di cui a quell’epoca nessuno immaginava l’esistenza. Il giorno dopo, i giornali parlarono più dello scherzo che dell’invenzione, che rimase sepolta in un cassetto per decenni. Ci sono, infine, scherzi a fin di bene per smascherare seri pericoli per la scienza. È il caso della ricerca che attribuiva a un pipistrello tutta la colpa della pandemia da Covid: "Peccato, però, che quel pipistrello fosse blu e si chiamasse Zubat: uno dei personaggi del Pokémon, di cui l’autore, Matan Shelomi, entomologo dell’università di Taiwan, è un fan sfegatato. Era un trappolone per dimostrare che la rivista che aveva pubblicato il suo delirante studio, l’American Journal of biomedical science & research, di “scientifico” aveva ben poco: non controllava affatto la veridicità dei contenuti".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro