
Il sopralluogo dei carabinieri nell’area di carico e scarico merci di via Valtellina
Milano, 17 gennaio 2025 – “Mentre eravamo da soli, io e Marta (nome di fantasia, ndr), giungeva sul posto un gruppo di circa dieci persone extracomunitarie che ci guardavano, e poco dopo andavano via senza far nulla. Dopo circa dieci minuti, si riavvicinavano aggressivamente”. A parlare è Lorenzo (altro nome di fantasia), ventunenne siciliano, che racconta ai carabinieri le fasi che hanno preceduto l’assalto subìto da lui e dalla fidanzata diciannovenne sabato scorso.
Un assalto di cui si sarebbe reso protagonista, tra gli altri, il trentaseienne egiziano Mohamed Hassan Mansour N., incensurato residente nella Bergamasca, l’unico arrestato in flagranza dai militari della stazione Garibaldi con le accuse di tentata rapina e violenza sessuale.
L’assalto nel magazzino
Poi è Marta, studentessa universitaria fuori sede, a mettere in fila le sequenze choc nella denuncia presentata alla stazione Garibaldi. La coppia esce dall’Alcatraz alle 4 dopo aver trascorso la serata in discoteca insieme ad alcuni amici: “Prima di andarcene, abbiamo deciso di appartarci in un magazzino”, in realtà l’area di carico e scarico merci di un supermercato che si apre sul marciapiedi di via Valtellina, accanto alle rampe d’accesso al parcheggio interno dell’esercizio commerciale.
“Poco dopo – prosegue la ricostruzione – abbiamo visto entrare in questo magazzino un gruppo di dieci-dodici persone. Di questo gruppo, circa quattro persone si sono avvicinate, e due di queste hanno cercato di mettere le mani nelle tasche prima al mio ragazzo e poi anche a me; successivamente, hanno cercato di strapparmi la borsa, ma io ho opposto resistenza e non ci sono riusciti. Voglio precisare che per questo loro gesto ne è nata una mini colluttazione, che li ha fatti desistere dal compiere l’atto".
Le mani addosso
È in quel momento che parte il raid sessuale contro la diciannovenne: “Capendo di non riuscire a rubarci le cose che avevamo addosso, uno di loro in particolare ha iniziato a mettermi le mani addosso, palpeggiandomi il seno in modo violento e anche i glutei. Naturalmente, sia io che il mio ragazzo abbiamo cercato di allontanare con spintoni questo soggetto, che era vestito con jeans e giubbotto beige, di etnia presumibilmente araba con capelli scuri”.
Lorenzo tira in ballo almeno un altro componente del branco, descritto come un giovane "con il giubbotto bianco”: “Il tutto è avvenuto in pochissimo tempo, e arrivati a questo punto, dopo questi palpeggiamenti, afferravo Marta per poi scappare”.
L’intervento del buttafuori
Pure gli aggressori fuggono, come spiegherà il buttafuori dell’Alcatraz a cui i fidanzati si sono rivolti per chiedere aiuto: “Tre soggetti ci sono passati davanti andando per via Valtellina, due vestiti di scuro e un terzo soggetto con jeans e giubbotto beige. Poco dopo, i due vestiti di scuro sono scappati in monopattino, e la ragazza mi riferiva che erano stati loro tre insieme ad altri”.
N. prova ad allontanarsi a piedi, ma i militari della stazione Garibaldi, di pattuglia in zona, riescono a fermarlo con l’aiuto del vigilante e ad ammanettarlo per tentata rapina e violenza sessuale. "Lo riconosco al 100%”, certifica Marta, che poi indicherà pure un altro egiziano ventenne, identificato dagli investigatori, come presunto membro della gang.
Il fermo e la convalida
Il gip Fabrizio Filice ha convalidato il provvedimento e disposto la misura cautelare del carcere per il trentaseienne, che ha dichiarato di vivere in una casa che gli è stata segnalata dallo zio (che non sarebbe il proprietario) e di lavorare come muratore con regolare contratto (senza fornire alcun dettaglio che lo dimostri). Le indagini dei carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia Duomo, guidati dal maggiore Gabriele Lombardo, puntano a dare un nome e un volto ai fuggitivi in tempi rapidi.