NICOLA PALMA
Cronaca

Picchiata e frustata dal marito padrone, salvata con la bimba dal tecnico del gas

I carabinieri arrestano il marito. La donna ammette: "I miei quattro mesi d'inferno"

Carabinieri in azione

Milano, 1 luglio 2018 -  «Sono nata e cresciuta in Afghanistan, dove ho vissuto con la mia famiglia fino a marzo...». Sono da poco passate le 11 di venerdì, siamo in una stanza della clinica Mangiagalli. La 22enne Aida (nome di fantasia) trova la forza di raccontare il suo inferno a due carabinieri della Magenta, coadiuvati da una collega della stazione San Cristoforo.

FERITE I lividi sul braccio di Aida: sono i segni delle cinghiate che il marito le dava ogni giorno
FERITE I lividi sul braccio di Aida: sono i segni delle cinghiate che il marito le dava ogni giorno

Sul posto vengono inviati i militari della pattuglia mobile di zona della Compagnia Magenta, ma prima di loro arriva il bruto: è afghano anche lui, 30 anni, professione facchino e con regolare permesso di soggiorno. L’espressione da duro, come sempre accade in questi casi, si tramuta in uno sguardo terrorizzato non appena sente approssimarsi le sirene della gazzella. I militari, coordinati dal capitano Fabio Manzo, impiegano poco a ricostruire la vicenda. La coppia si separa, probabilmente per sempre. Lui viene portato in caserma e arrestato per lesioni e maltrattamenti in famiglia, il numero 109 della serie nel 2018 per gli investigatori del Comando provinciale di via Moscova (con 50 denunciati e 7 allontanati dall’abitazione familiare). Lei e la piccola vengono portate al centro specializzato della Mangiagalli per le visite del caso. Ed è lì, in quel luogo protetto, che Aida inizia a parlare.

Racconta del fidanzamento forzato all’età di 16 anni e delle nozze altrettanto imposte a 18: «È usanza della nostra cultura». Racconta del trasferimento in Italia, a marzo del 2018. Racconta di umiliazioni e aggressioni quotidiane, subite pure dalla bimba («La menava perché lui avrebbe voluto un maschio»): i capelli tirati davanti a tutti in un ufficio postale, la coltellata alla gamba «perché quel giorno gli andava così», l’ordine tassativo di tenere lo sguardo basso e fissare il pavimento, il divieto assoluto di uscire da sola, le minacce di morte («Ti butto giù dal balcone»). Adesso Aida è al sicuro, in una comunità. Merito sì dei carabinieri, ma pure di quel cittadino che non si è voltato dall’altra parte. Ed è proprio questo, sottolineano da via Moscova, il messaggio più importante da diffondere: non siate indifferenti.