NICOLA PALMA
Cronaca

Vince il cinema d’estate, battute ancora le major: "Giusto lo stop al patto contro le arene gratis"

Gli ostacoli delle grandi case di produzione alle rassegne di quartiere: tra i penalizzati il Laboratorio Giambellino-Lorenteggio di via Odazio. Il Consiglio di Stato chiude il caso: corretto l’alt imposto dall’Antitrust

Uno degli appuntamenti della rassegna "Scendi c’è il cinema" di via Odazio

Uno degli appuntamenti della rassegna "Scendi c’è il cinema" di via Odazio

Milano – «Le evidenze documentali dimostrano come effettivamente vi fossero effetti pregiudizievoli per il corretto, completo e compiuto svolgimento delle attività delle arene a titolo gratuito". Ecco il passaggio-chiave della sentenza del Consiglio di Stato che due giorni fa ha respinto l’ultimo ricorso presentato dall’Associazione nazionale industrie cinematografiche, audiovisive e digitali (Anica) contro il provvedimento dell’Antitrust che nel 2020 ha imposto ai rappresentanti delle grandi case di produzione italiane e straniere (Rai, Medusa, Lucky Red, Walt Disney, Warner Bros e Universal tra i soci) di rompere il presunto patto per "ostacolare l’approvvigionamento dei film da parte di arene a titolo gratuito".

L’inizio della battaglia legale risale al 2019, quando gli animatori della rassegna "Scendi c’è il cinema" del Laboratorio di quartiere Giambellino-Lorenteggio e realtà simili che organizzano proiezioni all’aperto in altre Regioni (Piccolo America e Insieme per Balduina a Roma e Cinemusica Nova in Abruzzo) segnalano all’Authority "i crescenti ostacoli riscontrati nel reperire le opere da proiettare nel corso delle iniziative estive a titolo gratuito". L’Antitrust avvia una serie di accertamenti ispettivi, acquisendo documenti di Anica che confermano "l’attività di indirizzo svolta nei confronti delle case di distribuzione, almeno a partire dal 2018 e proseguita, da ultimo, in modo sempre più incisivo nel corso del 2020".

Il 12 aprile 2019 , ad esempio, Anica ha inviato agli associati una comunicazione con le linee guida da seguire per il rilascio delle licenze. In un’occasione, Piccolo America si è visto revocare la licenza (precedentemente rilasciata e già pagata) dalla filiale inglese della Warner Bros, "sulla base delle indicazioni fornite da Warner Bros Italia". Per quanto riguarda il Giambellino, i dinieghi hanno imposto una revisione della programmazione del 2019: dai 13 film inizialmente previsti (5 usciti nel 2019, 6 nel 2018, 1 nel 2017 e 1 nel 2016) si passa a 10, di cui 0 nel 2019, 3 nel 2018, 1 nel 2017, 2 nel 2016, 1 nel 2015, 1 nel 2014, 1 nel 2012 e 1 nel 2008. L’8 luglio 2020 arriva la prima svolta: l’Authority reputa fondata la denuncia e intima ad Anica e Anec (associazione che riunisce i gestori delle sale a pagamento) di mettere fine all’accordo contro i cinema gratis.

"Abbiamo vinto!", esultano da via Odazio. Nel frattempo, il procedimento va avanti e porta nell’aprile 2022 alle sanzioni economiche: 53.563,08 euro per Anica, 20.206,79 euro per Anec e 18.943,72 euro per Anec Lazio. L’allora presidente facente funzioni Michele Ainis accusa i colossi del grande schermo di aver "posto in essere un’azione di boicottaggio collettivo consistente in un’azione congiunta volta a ostacolare l’approvvigionamento dei film da parte di arene a titolo gratuito e, in tal modo, idonea a limitare l’offerta del prodotto cinematografico al consumatore finale". Nel frattempo, Anica e Anec hanno già impugnato al Tar del Lazio il provvedimento cautelare del 2020. L’anno dopo, il Tribunale amministrativo respinge in toto l’istanza.

Nelle motivazioni, i giudici promuovono la mossa dell’Antitrust per stroncare "un’evidente azione concertata" e bacchettano i rappresentanti delle case di produzione, che si sono difesi sostenendo di aver agito "per l’avvertita esigenza di difendere la regolarità del mercato e di tutelare gli operatori tradizionali" contro le arene gratuite": "Può ribadirsi – la risposta – che le ricorrenti non potevano certo sostituirsi all’Autorità nella regolazione del mercato ed elaborare criteri e direttive per conformare il mercato di riferimento a difesa dei cinema a pagamento".

Finita? No, perché Anica si rivolge al Consiglio di Stato per ottenere il ribaltone. Niente da fare. Venerdì è arrivato il pronunciamento di secondo grado, che ha confermato la linea del Tar e ritenuto "del tutto proporzionata" la misura adottata quattro anni fa dall’Antitrust: "Le attività poste in essere sono risultate idonee a determinare pregiudizio" sia al Laboratorio di via Odazio che a Piccolo America e alle altre realtà di quartiere. E ancora: la condotta di Anica, che dovrà pagare 5mila euro di spese legali, avrebbe avuto effetti negativi anche "sul corretto esercizio dei diritti sociali dell’utenza".