MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Ville storiche ma non tutelate: la demolizione è (quasi) assicurata. Le eccezioni

Viaggio fra gli edifici milanesi a rischio scomparsa: i ricordi dei residenti più anziani, le iniziative per chiedere lo stop alle ruspe, i progetti edilizi che portano agli abbattimenti

Una protesta per la tutela di Villa Pogliani (Archivio)

Una protesta per la tutela di Villa Pogliani (Archivio)

Milano, 23 gennaio 2024 – Giardini segreti, decorazioni liberty, mattoni che resistono al tempo. Finché una ruspa non cancella in un amen la testimonianza della Milano che fu. La città che guarda al futuro rimuove il suo passato radendo al suolo quei palazzi che non sono tutelati come monumenti e che si tolgono di mezzo per far posto ad altro. Via, come rughe da spianare in una metropoli che non riesce a vederle come custodi di storie. Lo sguardo diverso è di chi ama quei luoghi considerandoli parte dell’identità dei quartieri e che si oppone agli abbattimenti. Spesso però troppo tardi per complessi passati a nuove proprietà che pianificano progetti edilizi, eliminandoli. Anche se "i ricordi non si possono cancellare", dicono i più nostalgici di Porta Romana.

Ruspe in azione

La scorsa primavera i cittadini sono insorti per la demolizione della “Casa a graffito“ tra piazza Trento e via Crema, del 1926, spazzata via per realizzare uffici e negozi. "Le ruspe sono arrivate a sorpresa". Ora, occhi puntati sulla palazzina degli anni Venti tra viale Umbria e via Sigieri, ex sede della storica etichetta discografica “La Voce del Padrone“, che secondo i piani verrà rimpiazzata da un palazzo di 6 piani con 126 appartamenti.

Iniziata in questi giorni, poi, la distruzione del “bidoncino“ di largo Treves del 1955, che è stato sede degli uffici Welfare del Comune. Al suo posto, un palazzo residenziale di 9 piani. Tra i flash mob da ricordare, quello contro la demolizione di una porzione liberty della vecchia Lambrate: in via Folli 41-45. Alla Maggiolina, poi, vedere sventrata la villa in stile neomedievale di inizio secolo, tra le vie Tullo Morgagni e Arbe, "è un duro colpo". Lo dicono i passanti. Ci si immagina ancora la vita, tra quei muri spezzati.

Torna in mente il profumo "che veniva dal ristorante Tre Pini al piano terra". L’ex gioiello sarà sostituito da un palazzo residenziale. Altre case in via Balilla, Ticinese, dove un tempo esisteva un convento di suore con annessa scuola. E solo alcuni esempi. Senza dimenticare quei progetti finiti sotto la lente della Procura: cemento in più, fatto passare per "ristrutturazione di edifici esistenti".

L’eccezione

Destino diverso per Villa Pogliani di via Prestinari angolo via Imbriani alla Bovisa, progettata nel 1938 dall’architetto Arnaldo Di Lenna. Da fuori si sbircia l’arco all’ingresso, si vedono gli alberi ultraottantenni. In prima linea, per evitare che immobile e giardino vengano distrutti in favore di un supermercato, ci sono i cittadini di BovisAttiva e il Municipio 9 che ha chiesto un parere alla Soprintendenza.

Lo scorso 28 novembre, la Commissione regionale per il patrimonio culturale si è pronunciata decretando il complesso "di interesse culturale particolarmente importante". Al netto di ricorsi, la villa è salva.