di Francesca Grillo
La sentenza arriverà verso fine anno, ma il Comune si prepara all’ipotesi peggiore e programma nuovi progetti per riutilizzare l’area. Si parla del cortile di via Nearco, utilizzato dall’associazione Villa Amantea che dà sostegno e alloggio ai minori stranieri. È la parte esterna della villetta confiscata alla famiglia Papalia: la moglie del boss Rocco, Adriana Feletti, proprietaria dell’immobile, ne rivendica l’utilizzo. In effetti, almeno dalle carte, pare che quella porzione non sia stata sottoposta a confisca, ma sarà il giudice a deciderlo. Feletti ha fatto causa al Comune, a cui il bene è stato restituito dopo la confisca per mafia, per ottenerne l’utilizzo. "Mi serve – ha sempre raccontato –, per metterci lo stendino, un tavolo per mangiare fuori, far giocare i bambini, per i cassonetti dell’immondizia". Ma per il sindaco Rino Pruiti si è trattato di "una provocazione, una sfida. Quel cortile è stato rivendicato solo quando Papalia è uscito dal carcere e sarebbe inoltre problematico il suo utilizzo per la famiglia, visto che i box in cortile sono di nostra proprietà e dovrebbero comunque lasciare libero il passaggio". La battaglia è finita in tribunale e sarà la sentenza a decidere.
Ma il sindaco, durante la seduta della Commissione comunale antimafia, ha anticipato che "in caso dovessimo perdere la causa, bisognerà convertire quegli spazi. Di certo non posso consentire che minori vivano a così stretto contatto con un pregiudicato – Rocco Papalia, della famiglia di ‘ndrangheta stabilita a Buccinasco dagli anni Ottanta, condannato per omicidio, sequestri e droga, uscito dal carcere dopo 26 anni, ora uomo libero, ndr –. Ora gli spazi sono divisi tra parte confiscata e parte dove vive ancora con la moglie. Ci piacerebbe farne degli alloggi per le forze dell’ordine". Non è ancora certa la fattibilità: bisogna controllare le normative, il demanio e "mettere a posto l’immobile che necessita di manutenzione – ancora Pruiti –, anche per questo non possiamo rinnovare il progetto Sprar: non parteciperemo al bando". Parla del piano di accoglienza minori condiviso con Trezzano (ora si chiama "Sai") che non proseguirà dopo la scadenza, tra pochi giorni. I minori saranno ricollocati in altre strutture, mentre per il destino dell’immobile si attenderà la sentenza. "Non ci faremo fermare da un esito negativo", assicura Pruiti.
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