Il ghisa e gli abusi sulla cuginetta di 9 anni: “Basta silenzi, dev’essere allontanato”

Milano, il caso sollevato dal Giorno arriva in Consiglio comunale con l’interrogazione di De Chirico al sindaco: fare chiarezza sull’agente e non lasciarlo a contatto con minorenni

La donna donna ha denunciato gli abusi subiti dall'età di 9 anni

La donna donna ha denunciato gli abusi subiti dall'età di 9 anni

Milano – L’interrogazione, presentata dal capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino, Alessandro De Chirico, ha per oggetto "provvedimenti a tutela della cittadinanza e dell’amministrazione contro agente di polizia locale accusato di pedofilia".

Approda in Consiglio comunale il caso, sollevato dal Giorno con un articolo dello scorso 20 aprile, del vigile denunciato dalla cugina per presunti abusi sessuali commessi a partire dal 1998, quando la vittima aveva 9 anni, e proseguiti durante l’adolescenza. L’autore delle violenze in ambito familiare all’epoca faceva parte della polizia locale di Milano, e da quanto si è saputo è ancora in servizio.

De Chirico chiede al sindaco e all’assessore alla Sicurezza "di avere notizia di quali misure siano state adottate dall’Amministrazione e dal Corpo di Polizia locale nei confronti del soggetto accusato di pedofilia" e "di sapere se attualmente il soggetto rivesta ancora il ruolo di agente della Polizia locale o sia stato assegnato a un’altra area dell’Amministrazione, quali siano ad oggi le mansioni svolte e se operi a contatto con l’utenza".

La preoccupazione, infatti, è che l’uomo possa entrare in contatto con minorenni e con persone fragili. Il capogruppo di FI, nella sua interrogazione, parla di una vicenda "sconcertante" e di "reati attualmente caduti in prescrizione per legge la cui gravità resta inalterata". "All’indomani della pubblicazione dell’articolo – si legge – scrissi al sindaco e al comandante della Polizia locale per avere informazioni ma non ho avuto alcun tipo di riscontro". De Chirico chiederà risposte anche nella prossima seduta del Consiglio comunale, in programma per lunedì 22 maggio, nel corso degli interventi liberi che aprono i lavori in aula.

"La storia dei miei abusi è iniziata all’età di 9 anni, nella seconda metà del 1998, e il responsabile è mio cugino, più grande di me di circa 15 anni. Non mi rendevo conto di quello che stava succedendo", si legge nella lunga e circostanziata denuncia presentata dalla vittima. 

La donna, che ora ha 34 anni, è stata convocata per rendere la sua testimonianza davanti a uno dei magistrati del pool “fasce deboli“ coordinato dalla procuratrice aggiunta Maria Letizia Mannella. Ha ripetuto il racconto dell’orrore, di abusi iniziati durante l’infanzia e proseguiti nell’adolescenza. Fino a quando, all’età di 17 anni, è riuscita ad allontanare il cugino.

La sua storia è simile a quella di tante altre vittime di abusi avvenuti in famiglia, che emergono a distanza di anni. Le denunce vengono presentate quando ormai sono scaduti i termini e il reato non è più perseguibile, portando all’apertura di inchieste destinate all’archiviazione.

Prima di arrivare a questo passo, la donna ha dovuto affrontare un percorso lungo e doloroso. Nella sua denuncia parla di un "senso di colpa che mi attanagliava la vita": un sentimento comune a molte vittime di abusi. "Non ho mai denunciato perché ero disorientata, preoccupata per le conseguenze – ha spiegato – mi è mancata un’assistenza su questo fronte e intanto trascorrevano gli anni. Solo il mio nuovo psicoterapeuta mi ha spinta a fare questo passo".

La motivazione è riassunta nelle ultime frasi della sua denuncia, che è anche un “alert“ rivolto al Comune. "Ho trovato la forza grazie al terrore che la storia possa ripetersi. L’unico modo per evitare è che si sappia quello che mi è successo, che finalmente si compia l’unica cosa che andava fatta anni fa: la denuncia. È stato terribile scrivere queste pagine, ma è peggio lasciare perdere e mettere a tacere quella bimba che ha conosciuto troppo presto il male".

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