
Uno dei gonfaloni installati da Federconfit che avvisa del divieto per gli operatori di suggerire imprese o segnalare decessi
Una campagna di sensibilizzazione per scongiurare il commercio illecito delle salme. L’ha promossa, con affissioni pubbliche a Milano, Federcofit, federazione che dal 1999 rappresenta le imprese del comparto funerario. Sui cartelloni – apparsi fuori da una quindicina di strutture, fra ospedali e Rsa del capoluogo lombardo - si cita una sintesi dell’articolo 6 al comma 4 del regolamento regionale del 2022 che prevede che "è fatto divieto al personale operante in strutture sanitarie e sociosanitarie e a coloro che a qualunque titolo sono impiegati in attività di soccorso di indirizzare il dolente nella scelta dell’impresa funebre e di segnalare decessi alle imprese funebri".
Il fenomeno del racket del caro estinto, messo in evidenza da numerose inchieste giudiziarie negli scorsi anni, si basa su una rete di relazioni per aggiudicarsi le salme e l’organizzazione delle esequie attraverso illeciti compensi che finiscono dritti nelle tasche di addetti alle camere mortuarie e operatori sanitari compiacenti. "Una pratica espressamente vietata dal regolamento vigente: è una forma di intermediazione illecita oltre che di concorrenza sleale che penalizza le imprese e gli operatori onesti che sono la maggioranza del nostro settore. Il nostro obiettivo però non è lanciare un allarme ma sensibilizzare la cittadinanza sul fatto che la scelta dell’impresa funebre deve essere sempre libera" puntualizza Davide Veronese, presidente di Federcofit e amministratore dell’agenzia Pirovano.
Cadere nella trappola è facile perché "una persona che subisce un lutto vive in una condizione di fragilità psicologica e c’è chi se ne può approfittare, fornendo un consiglio tutt’altro che disinteressato. Il punto è che l’ambito sanitario e quello funebre devono essere nettamente separati" riflette Piero Chiappano, segretario nazionale di Federcofit. Secondo il presidente Veronese urgono anche maggiori controlli da parte dei Comuni sul rispetto da parte di tutti gli operatori dei requisiti previsti per le case funerarie, "a partire dalla differenziazione dei percorsi riservati ai dolenti o della presenza di impianti per il ricambio dell’aria e il non superamento dei 18 gradi nei locali con presenza di salme". A.L.