
Viale Campania, Cosimo (83 anni) pettinò anche l’attore Mazzarella. "Prezzi popolari, 12 euro per un taglio"
di Marianna Vazzana
MILANO
Il volantino promuove l’apertura di una nuova attività commerciale: Cosimo, parrucchiere per uomo, invita a presentarsi in viale Campania angolo via Sismondi il 18 novembre. Ma di quale anno? "Da quella stampa sono passati 60 anni", dice lui stesso, oggi, mentre porge quel pezzo di carta ingiallito in cui è immortalato, in bianco e nero, mentre sistema la capigliatura di un cliente. Un cimelio prezioso che adesso "torna buono per festeggiare l’anniversario". Cifra tonda da quel 18 novembre. Ma dal 1964 tutto nel suo locale è rimasto intatto: gli stessi mobili, le stesse poltrone, le stesse foto appese al muro. Accanto agli specchi, "il dopobarba creato da me, al profumo di lavanda" e strumenti unici come lo spruzzino in acciaio "che ha più di un secolo. Non ne esistono più, così". Trasformati. Come i prezzi dei servizi: basta aprire quel volantino per constatare che, allora, tagliarsi la barba costava 350 lire. Per sfoltire i capelli, ne bastavano 700. Per i bimbi andava di moda il taglio “all’inglese“ dei Beatles, da 900 lire. Le cifre, comunque, da Cosimo non sono lievitate: "Un taglio di capelli costa 12 euro". Con viaggio nel tempo incluso. Cosimo Macchitella, che ha 83 anni, il viaggio lo fa nella mente ripercorrendo la sua storia: "Sono arrivato a Milano nel 1960 da Ostuni, in provincia di Brindisi. Avevo 18 anni e le idee già chiare". Perché fin da bambino aveva frequentato la bottega di barbiere dello zio e sognava di aprire un’attività tutta sua. "A 7 anni spazzolavo le schiene dei clienti dopo il taglio ricevendo 5 lire di mancia". Nel 1964 ha realizzato il suo sogno a Milano, inaugurando il locale. "Ho anche conseguito una qualifica alla scuola Espam, di estetica e acconciatura, insegnando poi a mia volta".
A poco a poco è diventato il barbiere di riferimento del quartiere; tra i suoi clienti fissi, annovera celebrità "come il professor Renato Ugo" che per decenni ha insegnato Chimica alla Statale, ha diretto l’area di ricerca della Montedison, è stato per oltre 20 anni il presidente di Airi, l’Associazione della ricerca industriale, e per due volte è arrivato a un passo dal Nobel. Morto 4 anni fa. "Un genio. E solo io potevo mettergli le mani in testa per sistemargli l’acconciatura".
Sulle sue poltrone si accomodava pure l’attore Piero Mazzarella, uno dei più popolari interpreti del teatro dialettale milanese, scomparso nel 2013 a 85 anni, "che voleva i capelli a spazzola. Ogni volta si portava dietro anche il fotografo". Habituè anche il pittore Umberto Lilloni, che aveva lo studio in via Sismondi, e il fotoreporter Gianfranco Moroldo, "che scattò una foto magnifica a mia figlia Barbara, allora bambina, nata dall’unione con la mia prima moglie Albadora". L’ha appesa sul retro, una stanza che diventa il suo mini salotto in pausa pranzo. "Mi porto la schiscetta", fa sapere. "Io continuo a lavorare pur essendo in pensione da 25 anni". E la sera torna a casa da Sandra, "la mia seconda moglie, domenicana, che ho conosciuto 23 anni fa". Da nonno, poi, mostra orgoglioso le foto dei nipoti Riccardo, "steward sugli aerei" e Ilaria, "toelettatrice di cani". "Nessuno erediterà la mia attività. Non ci sono giovani che vengono a bottega. Ma presto mi deciderò ad andare in pensione sul serio, e allora venderò l’attività. Vorrei tanto passare il testimone a un altro barbiere, per continuare la storia".