MAURIZIO
Cronaca

Via Vettabbia, il Naviglio navigabile e poi interrato

Il giornalista visita il Parco delle Basiliche a Milano, osservando le attrazioni e i ristoranti circostanti. Si sofferma sulla storia del Naviglio Vettabbia e conclude il suo giro in autobus, tornando a casa soddisfatto.

Cucchi

In una tarda mattina di pioggia insistente, decido di incamminarmi a piedi: un po’ dove mi portano il caso e il cuore e arrivo al Parco delle Basiliche, dedicato a Giovanni Paolo II. Do un’occhiata all’erba fradicia che mi sta attorno e a San Lorenzo, essendo poi attratto da un curioso allestimento, con luci, gente e bancaralle ancora coperte. Cerco di avvicinarmi, ma un gentile signore mi ferma, perché stanno preparando uno spot. Non sarebbe nelle mie intenzioni di farmene spettatore incongruo, anche se un po’ di vaga curiosità la sento, e così retrocedo ed esco verso i portici lì vicino, in piazza Vetra, anche per ripararmi meglio dalla pioggia aumentata. Osservo un’infilata di ristoranti e bar, di cui mi annoto i nomi, che in fin dei conti non mi piacciono granché: East River American Pub, Lievità, That’s Vapore, Pandenus, finché non arrivo in via Fernanda Wittgens, dedicata a colei che fu direttrice della Pinacotca di Brera. Una milanese vissuta tra il 1903 e il 1957. In via Molino delle Armi il mio pensiero non può non tornare al tempo, che non ho vissuto, quando qui scorreva il Naviglio nella sua prima cerchia, quella che qualcuno, ogni tanto, chiede sia riaperta. Vengo dunque ulteriormente ricondotto alla Milano di quasi cent’anni fa, quando mi trovo all’angolo con la via Vettabbia, dedicata appunto al canale che ne porta il nome. E lì vedo le utili immagini, purtroppo deturpate dai soliti scarabocchiatori incivili, che illustrano le zone urbane nei tratti della M4. Leggo dunque che qui sotto scorre il Naviglio Vettabbia, "reso navigabile probabilmente in epoca romana" e "interrato nel 1929 insieme ai navigli della cerchia". Ne osservo alcune suggestive foto, anche queste purtroppo in parte rovinate. Proseguo e noto una casa di ringhiera dall’affabile aspetto, che a sua volta contribuisce a mescolare nella mia mente immagini di epoche diverse. Ma il presente mi si impone all’arrivo dell’autobus, su cui mi affretto a salire per rincasare soddisfatto.