MAURIZIO
Cronaca

Via Cesare da Sesto tra storia, letteratura e tanta amicizia

Il poeta Maurizio Cucchi visita via Cesare da Sesto a Milano, raccontando la storia della zona e dei suoi amici poeti. Scopre la trasformazione urbana e le curiosità storiche, come la basilica di San Vincenzo in Prato.

Cucchi

Eccomi in via Cesare da Sesto, dove abitano due miei amici, coniugi e poeti, e cioè Annalisa Manstretta e Edoardo Zuccato. Della prima è uscita di recente una notevole raccolta inclusa nel volume Einaudi Nuovi poeti italiani, mentre il secondo, professore di lingua e letteratura inglese allo Iulm, scrive in dialetto altomilanese. La strada dove vivono è una deliziosa via che va dal corso Genova a piazza Sant’Agostino. Mi spiega Annalisa che "la via Cesare da Sesto fino ai primi del Novecento si chiamava via del Macello perché, dove oggi sorge la piazza Sant’Agostino, c’era la piazzetta del macello, uno dei più grandi d’Europa, a sentire le cronache dell’epoca". Sono arrivati in zona all’inizio del nuovo millennio, quando la piazza era una specie di gran parcheggio. Poi, "dopo l’intervento urbanistico conclusosi nel 2020, è stata piantumata, sono state collocate diverse panchine e ora è completamente pedonalizzata: ci giocano i bambini di pomeriggio a calcio mentre i ragazzi più grandi vanno in skateboard". Facciamo quattro passi insieme e arriviamo in via San Vincenzo in Prato, dov’è l’omonima basilica risalente al IX secolo anche se ampiamente rimaneggiata. Edoardo prosegue nella descrizione, da vera guida, e mi dice che alla "fine del Settecento, dopo i decreti napoleonici, fu sconsacrata e divenne prima caserma poi fabbrica di vernici e prodotti chimici fino alla fine dell’Ottocento, quando venne restaurata e riconsacrata". E la gente la chiamava "casa del Mago" perché dalle finestrelle e dal campanile (trasformato in ciminiera) uscivano fumi sinistramente colorati e maleodoranti. Ai miei amici piace immaginare che proprio in quella chiesa fosse venuto Leonardo Da Vinci, quand’era ospite dei De Predis, che risiedevano lì in parrocchia. Chiudendo in via Cesare da Sesto, mi ricordano che Umberto Simonetta ha ambientato qui uno dei suoi romanzi più conosciuti Tirar mattina. Così ci salutiamo soddisfatti e carichi di varie voci provenienti dal passato.