
Valentina Palazzolo dopo la condanna dell’ex fidanzato ha raccontato la sua storia nel libro “Innamorata del mio stalker“ realizzato sulla piattaforma di self-publishing Etabeta
Valentina Palazzolo, vittima di stalking, ha trovato il coraggio di ribellarsi e dalle sue denunce è scaturito un processo. Il suo ex compagno l’anno scorso è stato condannato in primo grado a due anni di reclusione dal gup di Milano, al termine del processo con rito abbreviato che consente lo sconto di un terzo della pena. La donna, assistita dall’avvocato Raffaella Marmo, sta cercando di ricostruirsi una vita in una località protetta nel Milanese. Il gup ha applicato nei confronti dell’uomo la misura cautelare degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, vietandogli di «comunicare con persone diverse dagli attuali conviventi con ogni mezzo», tra cui «chat e social network», e in particolare di «contattare» Valentina e i suoi familiari.
Milano – «Con lui è stato amore a prima vista, ma l’amore si è trasformato in un incubo. Adesso sto cercando di ricostruirmi una vita e invito le donne a parlare, a chiedere aiuto senza vergogna, a non commettere i miei stessi errori". Valentina Palazzolo guarda al futuro, lasciandosi alle spalle anni di pedinamenti, appostamenti fuori dal luogo di lavoro, controlli ossessivi, localizzatori Gps nascosti nell’auto, falsi account sui social e anche un hacker assoldato per spiarla e risalire alla sue tracce, con metodi da 007. Il suo ex compagno è stato condannato in primo grado a due anni di reclusione per atti persecutori, e ora si trova agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. La 38enne, che ora vive in una località nel Milanese, con il braccialetto anti-violenza per proteggerla da situazioni a rischio, ha raccontato la sua storia nel libro “Innamorata del mio stalker“, con la piattaforma di self-publishing Etabeta.
Valentina, come vi siete conosciuti?
"Nel 2018 mi ero trasferita da Milano alla provincia di Bergamo e lui era il mio vicino di casa, sembrava una persona perfetta. Mi sono innamorata di lui e presto abbiamo iniziato a convivere".
Quando sono iniziati i problemi?
"Dopo qualche mese mi sono accorta che avevo un localizzatore Gps installato nell’auto, e che lui spiava i miei spostamenti. Intanto mi stava isolando da tutti, dai miei genitori e dai miei amici a Milano. Sapevo che i suoi comportamenti erano sbagliati ma scattava in me un istinto da crocerossina, cercavo di farlo ragionare e di cambiarlo, anche perché ero innamorata. Poi la situazione è degenerata".
Che cosa è successo?
"Lui era arrivato a minacciare il mio capo e, a causa sua, ho perso il mio lavoro da impiegata. Ho trovato un altro posto, come operaia in una grossa azienda della Bergamasca, ma lui mi rendeva la vita impossibile. Mi aspettava quando finivo il turno e non potevo vedere nessuno, neanche i miei genitori. Ho scoperto che in cantina, dove mi era vietato l’accesso, nascondeva bigliettini con indirizzi di casa dei miei amici. Prendeva nota di tutti i miei spostamenti, aveva copiato i numeri della mia rubrica e scriveva ai miei colleghi e amici: aveva creato una ventina di falsi profili sui social per interagire con loro. Quando la situazione si faceva troppo pesante andavo in albergo, per due volte sono scappata e mi sono trasferita a Roma e a Napoli. Lui, attraverso un hacker, è riuscito a risalire al mio indirizzo e mi ha convinta a tornare a casa".
Ha subito anche violenze fisiche?
"Solo una volta mi ha dato un calcio, ma quelle che subivo erano quasi sempre violenze psicologiche e atti persecutori".
Quando ha deciso di sporgere denuncia?
"Nel corso degli anni ho presentato diverse denunce, che poi ho ritirato nella presunzione di riuscire a cambiarlo. La svolta è arrivata quando, attraverso il numero nazionale antiviolenza 1522, sono entrata in contatto con l’associazione Aiuto Donna, trovando una vera rete di supporto, assistenza psicologica e legale. Ringrazio l’avvocato Raffaella Marmo, che mi è stata accanto nel processo sfociato nella condanna. Mi sono trasferita in un’altra località ma l’incubo non è finito, perché di recente ho ricevuto altre richieste di amicizia da falsi profili".
Che cosa consiglierebbe alle donne vittime di violenza?
"Per chi è fuori è facile giudicare, ma io ero finita in una spirale da cui non riuscivo a uscire da sola e mi vergognavo a chiedere aiuto. Consiglierei di parlare, di non aver paura di cercare un supporto".