Zona arancione, oggi il verdetto dell’Rt

Confcommercio sogna il giallo in Lombardia. Intanto Synlab blocca i test antigenici agli asintomatici: "Il 40% dei positivi non rilevati"

Una persona va a fare un tampone

Una persona va a fare un tampone

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Milano, 29 gennaio 2021 - La Lombardia si affaccia a un nuovo venerdì di monitoraggio (il giorno in cui l’Istituto superiore di sanità rende noti i parametri ai quali il Governo aggancia i colori di contenimento delle regioni) con 2.603 positivi al coronavirus registrati ieri nel sistema, il 6,2% di 41.677 tamponi di cui 10.535 antigenici e il resto molecolari.

Dopo cinque giorni sotto i duemila contagiati, da due il bollettino quotidiano è tornato a superarli. Ed è vero che nelle stesse giornate i test registrati son tornati sopra i quarantamila che non si vedevano da inizio anno; tuttavia, ragionano gli esperti, più tamponi spesso sono dovuti a più persone con sintomi che vanno a farseli.  Dal 15 gennaio le Regioni devono includere nel monitoraggio quotidiano anche i tamponi antigenici. Che ieri il Synlab, colosso privato della diagnostica attivo in otto regioni sul fronte tamponi&sierologici, ha annunciato che nei suoi laboratori non farà più a chi si presenta senza sintomi Covid-simili: solo tamponi molecolari, perché «secondo uno studio condotto dal gruppo, su 20mila asintomatici quasi il 40% dei positivi al Covid non vengono rilevati dai test antigenici». «Queste persone si troverebbero in uno stato di apparente sicurezza, col rischio di diffondere il virus», spiega il cmo per l’Italia Maurizio Ferrari. I maligni potrebbero obiettare che un molecolare nei laboratori Synlab lombardi costa 85 euro, quasi il triplo del prezzo medio di un antigenico, ma il gruppo non è certo il solo a sottolineare che i test dell’antigene vadano utilizzati con criterio: il Ministero della Salute, in una circolare dell’8 gennaio, dispone che «in contesti ad alta prevalenza» del virus anche chi risulta negativo a un test rapido, sintomatico o no, venga poi sottoposto a un tampone molecolare o a un antigenico «di ultima generazione», giudicato «sovrapponibile» ai molecolari gold standard per la diagnosi il Sars-CoV-2. Mentre la precisione dei comuni antigenici dipende dalla situazione dell’epidemia: quando il virus corre un esito positivo è più attendibile e uno negativo lo è meno; vale il contrario quando la prevalenza è bassa.

Intanto s’avvicina il verdetto d’un altro Rt-sintomi calcolato dall’Iss, con mezza Italia a sognare la zona gialla, incluso il Friuli che è «rosso scuro» sulla mappa europea dell’Ecdc; che si basa, invece, sull’incidenza quindicinale, e raccomanda limitazioni ai viaggiatori da aree con più di 500 nuovi casi ogni centomila abitanti, inclusi gli asintomatici. Emilia-Romagna e Veneto (che pure contestano i parametri europei definendoli «superati») sono scivolate solo in corner al rosso europeo; per l’Italia sono arancioni con ambizione al giallo se l’Rt-sintomi (calcolato sui dati di due settimane fa) si confermerà sotto l’uno. Teoricamente la stessa situazione della Lombardia, visto che la settimana in rosso è archiviata come arancione; e ci conta Confcommercio, ma la decisione, come sempre, spetta al ministro della Salute in base al monitoraggio dell’Iss. Sul quale continua una battaglia tutta politica per l’Rt sballato: il Pd annuncia una mozione al Pirellone per far pagare alla Regione i danni di una settimana di zona rossa (il contrario di quella già approvata dal centrodestra per chiederli al Governo), i 5 Stelle un’interrogazione per quantificarli, l’azionista Carretta deposita una richiesta di accesso agli atti per avere il carteggio tra Regione e Iss e Michele Usuelli di +Europa, con la civica Elisabetta Strada, un’altra per i dati «disaggregati» sulla pandemia.

Intanto Fondazione Gimbe, nel suo monitoraggio indipendente basato sugli open data del ministero sulla campagna vaccinale, sostiene che la Lombardia sia terzultima in Italia per cicli completati di Pfizer e che il 51% delle dosi sia andato a «personale non sanitario». Quadro smentito dalla Regione in base ai flussi comunicati al ministero: su 320 mila aderenti, 24mila hanno fatto il richiamo; delle 256mila dosi iniettate il 67,2% (172mila) sono andate a sanitari, 30mila (11,7%) a ospiti di Rsa e 54mila (una su 5) al personale non sanitario che lavora per il servizio sanitario, peraltro ovunque incluso nella fase 1 su indicazione del commissario. D’altra parte, come il «cruscotto» di Aria nel mirino dei sindaci lombardi del Pd, anche il contatore ministeriale pubblico dei vaccini negli ultimi giorni è andato spesso in down.

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