
Vaccinazioni, vaccino: foto generica (Ansa)
Milano, 30 agosto 2017 - Cosa succede ai bambini lombardi i cui genitori, l’11 settembre, non avranno portato all’asilo i documenti vaccinali richiesti dalla legge Lorenzin? Nei nidi, che sono sotto la giurisdizione della Regione, scatta la “quarantena”: entro dieci giorni la scuola segnalerà i loro nomi all’Ats, che entro 15 giorni convocherà la famiglia, con raccomandata con ricevuta di ritorno, per un incontro in cui cercherà di convincerli ed entro 15 giorni fisserà le vaccinazioni necessarie. Solo per chi rifiuta o non si presenta scatterà la contestazione, che l’Ats notificherà all’asilo perché impedisca al bambino di frequentare. Ecco la procedura che l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera ufficializzerà per delibera il 4 settembre, per chiarire una «zona grigia» nella disciplina transitoria da applicare al debutto di una legge da poco licenziata dal Parlamento.
«I nostri uffici hanno lavorato tutto il mese per mettere a punto un metodo lombardo, che ci permetterà di rispettare la legge creando meno disagi possibili alle famiglie, e il principio che la ispira, che non è lasciare i bambini fuori da scuola ma farli vaccinare». Una versione espressa di quella che sarà la procedura ordinaria dal 2019/2020, e stabilirà chi ha diritto a iscriversi due mesi prima dell’apertura degli asili (a scuola chi non rispetta l’obbligo rischia solo una multa).<EN>E le scuole d’infanzia? Dipendono dal Ministero dell’Istruzione. La ministra Valeria Fedeli dice «non ci saranno proroghe» alla scadenza del 10 settembre, il sito Orizzontescuola.it cita un parere del suo Ministero in base al quale l’esclusione sarà successiva alla contestazione dell’Ats. Il Giorno ha contattato il Miur per chiarimenti, è in attesa di risposta. Intanto, Gallera mette la procedura regionale «a disposizione» dei Comuni e dei privati che gestiscono le materne. La linea dei più polemici con la Regione è l’attesa: «Sono curiosa di leggere il provvedimento», dice la vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo, che già ha scritto a 33 mila genitori che chi non porta le carte lunedì 11 sarà fuori. Lo è anche Giorgio Gori, sindaco a Bergamo e candidato in pectore del centrosinistra alle regionali, ma intanto attacca l’assessore: «Nessuna risposta, nessun impegno a semplificare la procedura sui vaccini».
L'Anci voleva che l’Ats spedisse i documenti a casa e le convocazioni agli irregolari, come Piemonte, Emilia, Toscana; ma anche come la Liguria. L’assessore risponde che non manderà lettere: «La legge non lo prevede, perché in assenza di un’anagrafe vaccinale nazionale, nessuna Regione è a conoscenza di chi si è vaccinato altrove. Suggerisco l’autocertificazione, ci vuole un minuto e mezzo. Ci sarà tempo fino al 10 marzo per consegnare il certificato, per gennaio si scaricherà via internet». Chi non è in pari deve provare d’aver chiesto di vaccinare con copia di Pec, ricevuta di raccomandata o del centro vaccinale. I bambini che potrebbero restar fuori dall’asilo in Lombardia sono almeno trentamila. Su 165.100 di uno e due anni, 8.958 hanno mancato almeno una dose di esavalente (il 5,4%), 10.240 (il 6,2%) la trivalente; ma al nido s’iscrive solo il 30% dei bimbi in età. I bambini in età da scuola d’infanzia sono 269.903: 15.020 (il 5,6%) in debito con l’esavalente, 20.253 (il 7,5%) con morbillo, parotite, rosolia. Nelle scuole, su un milione 56.138 ragazzi da 6 a 16 anni, rischiano la multa 80.120 (il 7,6%) per l’antipolio e 98.875 per l’Mpr, il 9,4%