"Io, imprenditore della Barona finito nella morsa degli usurai"

L’uomo si è rivolto a carabinieri e Sos Impresa. Ed è iniziata la risalita

Da sinistra  Luigi Cuomo, Ferruccio Patti e Eleonora Montani (Newpress)

Da sinistra Luigi Cuomo, Ferruccio Patti e Eleonora Montani (Newpress)

Milano, 1 dicembre 2016 - Voleva vedersela da solo, come spesso accade in questi casi. Questione di orgoglio e di pudore. Ma proprio l’ostinazione con la quale si è a lungo rifiutato di condividere il suo problema ha finito col ripercuotersi sulle vite di altri. A partire da quelle dei suoi cinque dipendenti: tutti licenziati. Quella di Mario (nome di fantasia), 55 anni, tre figli, è la storia di un piccolo imprenditore edile del quartiere Barona che dopo trent’anni di onorato lavoro cade nelle mani di una banda di usurai. Una storia che inizia un anno e mezzo fa, quando l’imprenditore accetta un prestito da 10mila euro, e che si può raccontare fino ad un certo punto perché Mario ha infine trovato il coraggio di denunciare i suoi aguzzini e di farsi aiutare dell’associazione «Sos Impresa Milano Metropolitana». Dal momento della denuncia la sua vita è cambiata. In meglio. È iniziata la risalita. Alcuni suoi strozzini sono stati individuati, si tratta di una banda di zingari, ma la vicenda non può dirsi chiusa.

A renderla nota ieri, sono stati Luigi Cuomo e Ferruccio Patti, nell’ordine presidente nazionale e milanese di «Sos Impresa». Il messaggio dell’associazione è chiaro: fare denuncia conviene. E per almeno due motivi: «Spesso non si fa denuncia per paura di ritorsioni – spiegano Cuomo e Patti – ma la verità è che nel momento in cui si denuncia le intimidazioni vengono meno perché a quel punto agli strozzini conviene diventare invisibili». Non solo: grazie all’assistenza dell’associazione, Mario ha ottenuto la riattivazione del conto corrente dalla sua banca e la sospensione di tutte le procedure esecutive dovute ai suoi debiti. Pignoramenti, sfratti, blocco delle linee di credito: tutto sospeso, se si denuncia e ci si fa assistere. «E pensare che questo incubo è iniziato con un prestito di soli 10mila euro». Già, la crisi che riduce le commesse, la piccola azienda edile che ne prende sempre meno, quelli che si fanno fare i lavori e poi non pagano o pagano in ritardo: a Mario ad un certo punto chiudono i rubinetti. Più nessun credito. È col passaparola che, un anno e mezzo fa, arriva a quelli che si riveleranno i suoi aguzzini. Nel giro di pochi mesi si trova a dover restituire non più 10mila ma 70mila euro. Non ce la fa, Mario. Non ce la può fare. E allora il prestito diventa schiavitù: gli strozzini gli portano via l’auto, una Mercedes. Dalle indagini emergerà che la banda di zingari ha un proficuo commercio in auto di lusso. Non solo: Mario dovrà fare lavori gratis in una villa in provincia di Bergamo. Continue le pressioni, le intimidazioni, le minacce. «Quelli lì» promettono di prendersela pure con la sua famiglia. Violenza psicologica. Mario sta per cedere. Pensieri cupi lo attraversano. Invece decide di chiedere aiuto, si presenta alla stazione Barona dei carabinieri che raccolgono la denuncia, attivano le indagini e, a loro volta, gli consigliano di farsi aiutare da «Sos Impresa». giambattista.anastasio@ilgiorno.net

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