REDAZIONE MILANO

Urla, assembramenti e spaccio: chiusa la "Gintoneria di Davide"

Cler abbassata per 10 giorni nel locale di via Torriani Stesso provvedimento per il bar Liz a Niguarda

Gli esposti dei cittadini parlano di rumore e schiamazzi fino a tarda sera. Senza contare le segnalazioni degli ultimi due mesi su presunte attività illecite all’interno del locale, dallo spaccio agli assembramenti in violazione delle normative anti-contagio. Per questo, venerdì gli agenti del commissariato Garibaldi-Venezia hanno notificato il provvedimento di sospensione della licenza per 10 giorni alla "Gintoneria di Davide" di via Napo Torriani 15, locale a due passi dalla Stazione Centrale gestito da Davide Lacerenza, imprenditore che nel recente passato aveva già fatto parlare di sé per alcuni video sui social (da quello in cui aveva denunciato di essere stato aggredito in via Sant’Agnese da un uomo nudo a quello in cui si era ripreso alla guida di una Ferrari ben oltre i limiti di velocità consentiti in città).

Tra i motivi che hanno spinto il questore Sergio Bracco a far chiudere il bistrot per 10 giorni, c’è anche un episodio avvenuto la notte del 2 luglio: in quell’occasione, due addetti alla sicurezza hanno aggredito un passante, spinto a terra dopo un diverbio. Quindi, "al fine di scongiurare il reiterarsi di accadimenti violenti" e per "impedire il protrarsi di una situazione di pericolo per la collettività", è arrivato lo stop temporaneo da via Fatebenefratelli. Non l’unico affibbiato negli ultimi giorni. Sì, perché domenica si sono abbassate pure le saracinesche del bar Liz di via Arganini 26, in zona Niguarda.

In quel locale sono stati arrestati due clienti-spacciatori: il primo, già ammanettato un anno fa per droga nello stesso bar, è stato bloccato il 27 maggio dagli agenti del commissariato Greco Turro, mentre il secondo, pregiudicato sottoposto alla misura della libertà vigilata, era stato trovato in possesso di 23 involucri di cocaina il 7 luglio. Di conseguenza, la decisione di sospendere la licenza per 10 giorni è motivata dal "pericolo concreto per la collettività" rappresentato dall’esercizio commerciale, in quanto "frequentato da avventori dediti all’attività illecita di spaccio e in quanto punto di riferimento per l’acquisto di sostanze stupefacenti".