ANDREA GIANNI
Cronaca

Urbanistica e inchieste: "Così aggiustavano le pratiche edilizie: erano piegati ai privati"

Via Lepontina, le accuse: nell’ufficio lungo iter di violazioni procedurali "Atto modificato su richiesta dell’operatore, contesto collusivo". Indagini sulle convenzioni, dal “Bosco orizzontale“ al Parco delle Cave.

Urbanistica e inchieste: "Così aggiustavano  le pratiche edilizie: erano piegati ai privati"

Urbanistica e inchieste: "Così aggiustavano le pratiche edilizie: erano piegati ai privati"

Pratiche annullate "irritualmente" e poi "aggiustate" su richiesta dei costruttori, attraverso un "lungo iter di violazioni procedurali". Il dirigente comunale indagato, secondo le accuse, avrebbe "piegato la sua funzione" alla "pretesa degli operatori", modificando il provvedimento "secondo i desiderata" del privato. Uno spaccato che emerge dall’inchiesta della Procura di Milano condotta dalla Gdf, sfociata nel sequestro per presunti abusi edilizi del palazzo in costruzione in via Lepontina 7/9, zona Isola. Gli atti comunali sono stati messi sotto la lente dall’urbanista Maurizio Bracchi, consulente nominato dai pm Marina Petruzzella e Paolo Filippini. Il progetto prevedeva la trasformazione di un lotto di 1562 mq all’interno di un cortile, occupato da un edificio a due piani adibito a laboratori e uffici, in un edificio residenziale di sette piani, alto 21,95 metri e con una sessantina di appartamenti. Il 22 maggio 2019, secondo quanto è stato ricostruito nella richiesta di sequestro dei pm, accolta dal gip Mattia Fiorentini, la società presenta in Comune la Scia e il 16 settembre dello stesso anno ottiene la determina di approvazione dello schema in cui l’intervento viene classificato "in parte quale ristrutturazione leggera in parte quale nuova costruzione" sul presupposto di una deroga al Pgt, al "divieto di nuove costruzioni in cortile di altezze superiori all’esistente". Una norma che avrebbe bloccato il progetto sul nascere.

Lo stesso giorno viene comunicata all’operatore e al progettista "l’efficacia della Scia alternativa al permesso di costruire", ai sensi del testo unico edilizia e della determina dirigenziale 65 del 2018, uno degli atti finiti sotto la lente. Il 25 gennaio 2021, però, quella Scia viene annullata. Il dirigente (ora tra gli indagati) elimina nel nuovo atto il riferimento alla deroga al Pgt, accogliendo una richiesta "sollecitata con insistenza" dall’operatore immobiliare che avrebbe affermato "in modo fraudolento" di voler sanare un "errore materiale" che l’avrebbe esposto "al rischio di annullamento del titolo edilizio". Il 7 luglio 2023 si chiude il cerchio. Il dirigente dello Sportello Unico Edilizia trasmette alla società Lepontina 7/9 srl (acquirente dell’area) la nota che "sancisce l’efficacia della pregressa Scia", annullata "irritualmente" il 25 gennaio 2021, omettendo però "ogni riferimento alla norma moderatrice delle altezze delle nuove costruzioni in cortile".

Un titolo edilizio "già di per sè illegittimo", che è stato "aggiustato via via nel corso del lungo iter di violazioni procedurali consumate e definitivamente validato" nell’ambito di quello che la Procura definisce, nella richiesta di sequestro, come un "contesto ambientale collusivo" con il conseguente "rischio di ulteriori analoghe manipolazioni dei titoli edilizi". Il risultato, secondo le accuse, è un danno anche economico per Palazzo Marino, con una quantificazione al ribasso degli oneri di urbanizzazione. Un grosso “favore“ ai privati, emerso anche da altre inchieste (sono decine i fascicoli aperti) che stanno terremotando l’urbanistica milanese. I primi procedimenti approderanno davanti al gip. Per il caso Torre Milano, alla Maggiolina, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio degli indagati e si attende la fissazione dell’udienza. Una richiesta analoga verrà avanzata nei prossimi giorni anche nel capitolo Park Towers, dopo l’interrogatorio chiesto da uno degli indagati. Intanto è al vaglio della Gdf la convenzione urbanistica relativa al cantiere del Bosconavigli, il “Bosco Orizzontale“ di Boeri nell’ex scalo San Cristoforo, e quella relativa al progetto Residenze LAC al Parco delle Cave. Il sospetto è che le convenzioni per disciplinare l’assetto di un’area edificabile siano state siglate fra proprietari di terreni e singoli dirigenti del Comune senza mai essere sottoposte al vaglio della Giunta o del Consiglio comunale. Tra i profili nel mirino c’è anche la trasparenza della pubblica amministrazione: le convenzioni dovrebbero essere pubblicate sul sito del Comune e il loro adempimento monitorato dagli uffici con una relazione. Dai primi accertamenti, parrebbe che ciò non sia avvenuto.

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