SIMONA BALLATORE
Cronaca

Statale, destino tripolare. Si rilancia Città Studi

Caccia ai fondi per salvare la sede storica. Gli universitari: se il trasloco a Expo non è condiviso rischio fallimento

Il rettore Elio Franzini inaugura l'anno accademico del Statale

Milano, 8 febbraio 2019 - Non entra in aula magna solo, ma al fianco del prorettore vicario, Maria Pia Abbracchio, con la quale ha vinto le ultime elezioni accademiche. Inaugura il suo primo anno accademico da rettore Elio Franzini, che in Statale è stato studente prima che professore e che dell’ermellino non ne vuol sapere: «Perché rappresenta il potere, è giusto che la magistratura ce l’abbia, l’università non ha nessun potere se non immateriale, culturale e spirituale: non ha bisogno dell’ermellino per manifestare la sua forza. E poi non mi piacciono le pellicce».

Suo il compito di proiettare l’università nel 2024, anno del centenario e del futuro campus di Expo: «Abbiamo progetti che fanno tremare le vene ai polsi», ricorda, puntando però l’attenzione soprattutto su Città Studi. «Il compito che ci attende è arduo - sottolinea nel suo discorso - abbiamo sedi storiche da restaurare, un polo scientifico da costruire nell’area che ha ospitato Expo e che si integrerà in un distretto innovativo, che potrà portare prestigio, scienza e lavoro ai territori. Ma abbiamo anche da preservare e rilanciare, con idee sino ad oggi mancate, l’area di Città Studi, in cui nel 1924 siamo nati e che è legata non solo ai nostri cuori, ma a tutto ciò che i nostri ricercatori hanno costruito in quei laboratori». Scatta l’applauso in aula, il tema resta caldo. Applauso che si ripete quando cita il personale tecnico, amministrativo e bibliotecario «centrale per la nostra vita e il nostro futuro». Disegna  una Statale “tripolare” Franzini: il 2024 sarà in centro, a Rho ma anche a Città Studi. E poi ovviamente a Edolo, a Crema, a Lodi, Sesto San Giovanni. Sedi decentrati mai messe in discussione.

Il nodo? Reperire risorse e capire cosa potrà nascere a Città Studi. Sul primo punto, a margine, annuncia le prime mosse: «Con la vendita di alcuni immobili in viale Abruzzi e Mario Pagano in un mese abbiamo ottenuto 9 milioni di euro». Prossimo passo vendere gli stabili di via Noto: entro maggio tutta veterinaria si trasferirà a Lodi, gli spazi di via Celoria ospiteranno Beni culturali. Poi servirà un masterplan per capire chi resta e chi va. E più che per dipartimenti si ragiona per “funzioni”. Torna sul tema anche Fabio Riccardo Colombo, presidente della conferenza degli studenti. Non nasconde che la decisione di trasferire alcune facoltà scientifiche a Expo abbia creato «forti divisioni e sarebbe ingiusto non parlarne se pensiamo al futuro di chi verrà dopo di noi». «Le elezioni dei rappresentanti degli studenti hanno premiato chi ha presentato un programma di opposizione al trasferimento - continua -. Ci sono state e sono in corso proteste trasversali alle varie componenti dell’ateneo. Se è vero che la gran parte delle decisioni è stata presa ci sono almeno due sfide». La prima è Città Studi, con «la manutenzione delle strutture, che oggi è una necessità e che entro 10 anni potrebbe essere un’urgenza». La seconda è «non lasciare indietro nessuno: Perché se una scelta importante come il trasferimento non sarà una scelta condivisa, e ad ora spiace dirlo non lo è, rischia di essere un fallimento per tutti».