"Uniti diciamo no" Un corteo di pace per cancellare violenze e odio

Una colomba al posto della svastica: la risposta agli atti vandalici

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di Laura Lana

"Ora e sempre Resistenza", sotto le note di "Bella Ciao", suonata da una tromba. Così, si è concluso il presidio al Parco Nord, organizzato dall’Aned dopo gli atti vandalici che nei giorni scorsi hanno colpito il Monumento al Deportato: l’enorme svastica comparsa domenica sul prato, realizzata con le staccionate divelte, e il danneggiamento della teca di Dachau. Associazioni, partiti, istituzioni, amministrazioni hanno risposto all’appello di Aned e Anpi a partecipare alla manifestazione, che ieri dopo il presidio ha visto un corteo muoversi per qualche metro. "Abbiamo realizzato questo triangolo rosso, usato per i prigionieri politici. E abbiamo inserito una colomba, come segno di pace, proprio perché i simboli hanno importanza e significato - ha spiegato Mari Pagani, membro dell’associazione Ventimila Leghe e consigliera comunale -. Accompagneremo questo simbolo e lo metteremo nel punto esatto dove è stata fatta la svastica".

Al presidio, oltre alle amministrazioni di Milano e hinterland, hanno partecipato anche Roberto Cenati e Dario Venegoni, rispettivamente presidente provinciale dell’Anpi e presidente nazionale dell’Aned. "Era necessario essere qui per dare un chiaro segnale forte e unitario - ha spiegato l’assessore del Comune di Milano, Marco Granelli -. Gli episodi di questi giorni, a Sesto come nel resto d’Italia, sono stati un attacco alla scelta di avere un luogo dove conservare la Memoria. Nel Novecento i crimini fascisti sono nati anche grazie all’indifferenza, perché la preoccupazione e la paura per la crisi non facevano percepire come gravi quelle azioni. Oggi dobbiamo ribadire che non siamo disponibili ad accettare nulla". Gesti che non vanno sottovalutati, ha ribadito anche il presidente dell’Aned Sesto Monza Alessandro Padovani. "Oggi non siamo qui a ricordare una data, ma a presidiare un luogo che è stato nuovamente oggetto di violenza. Chiediamo scusa ai deportati e alle loro famiglie, perché non siamo stati in grado di impedire che questa cultura riprendesse piede. Una cultura fascista, che anche stavolta ha agito di notte. Perché era di notte che i fascisti hanno arrestato i nostri deportati".

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