Una sindrome invalidante non ancora riconosciuta dallo Stato

La fibromialgia è una malattia invalidante, riconosciuta dal mondo scientifico ma non ancora dallo Stato. Causata da infezioni, traumi o psicologici, colpisce soprattutto donne tra i 30 e i 60 anni. Trattamento: informazione, psicologico, fisioterapico, nutrizionale e farmacologico.

Una sindrome invalidante non ancora riconosciuta dallo Stato

Una sindrome invalidante non ancora riconosciuta dallo Stato

Una malattia invalidante, riconosciuta dal mondo scientifico, ma non ancora dallo Stato, tant’è che chi ne soffre non ha diritto all’invalidità. Come spiega un esperto della materia, il dottor Michele Gardarelli, "la fibromialgia è una condizione patologica che si manifesta con dolore cronico diffuso, alterazioni del sonno, astenia, disturbi intestinali e dell’umore. La coesistenza di un buon numero di questi sintomi, in particolare il dolore cronico diffuso in più aree del corpo, porta a una diagnosi in questo senso". Alla base ci sono tre tipologie di cause scatenanti: "Infezioni virali come Covid o mononucleosi, eventi traumatici, come gli incidenti stradali, e traumi psicologici. Quando questi elementi s’innestano su una sorta di predisposizione genetica, può verificarsi la comparsa della malattia", prosegue Gardarelli, che è presidente del Comitato tecnico-scientifico Cfu-Italia, la principale associazione di pazienti fibromialgici nel nostro Paese. Si stima che in Italia 2 milioni di persone siano affette da questa patologia con un’incidenza maggiore nelle donne; la fascia di età più colpita è quella fra i 30 e i 60 anni. Il trattamento prevede "di informare il paziente, anche per evitare pensieri catastrofici. C’è poi l’approccio psicologico, fisioterapico e nutrizionale in abbinata alla terapia farmacologica con anti-dolorifici e medicinali che agiscono sul sistema nervoso. È previsto anche l’uso di cannabinoidi. Se una vera e propria guarigione non è contemplata, ci sono strumenti e strategie che aiutano a stare meglio". "Il fatto che la fibromialgia non sia ancora riconosciuta è di certo un deficit - conclude l’esperto -, al quale verrà presumibilmente posto rimedio con l’aggiornamento dei Lea (livelli essenziali di assistenza, ndr)". Intanto, la stessa classe medica dovrebbe acquisire maggiore consapevolezza: "Ci sono ancora professionisti che, ahimé, sottostimano la malattia".A.Z.