"Un terribile assaggio di guerra"

Raffaele Brattoli racconta il viaggio in Ucraina: "Di notte a Cernivc è suonato l’allarme e siamo corsi nel rifugio"

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di Valeria Giacomello

Andare dove c’è più bisogno, andarci subito. Con questo spirito Raffaele Brattoli, il peschierese divenuto famoso per le sue imprese sportive come ultrarunner, da anni in prima linea in attività di volontariato con la onlus Charity in the World, si è preso alcuni giorni di ferie e, insieme a Gianfranco Tartaglino, Nicola Ciani e Mario Guerini, ha viaggiato fino in Ucraina con due furgoni carichi di beni di prima necessità per portare aiuti umanitari direttamente sul fronte di guerra. Un viaggio durato 5 giorni per un totale di quasi 4mila chilometri percorsi per arrivare fino a Cernivci, una città che si trova circa 50 chilometri all’interno della Ucraina in prossimità del confine moldavo.

"Abbiamo attraversato la Slovenia, l’Ungheria e la Romania" ha spiegato Brattoli. "Il viaggio è stato massacrante e il clima non ci è stato amico, abbiamo incontrato pioggia, neve e lunghe code. Quando siamo arrivati a destinazione ad attenderci c’era Oleksandr Rusnak, un professore universitario che dallo scoppio della guerra si occupa dell’accoglienza dei rifugiati in fuga dalle città distrutte. Abbiamo trascorso un’intera giornata a portare pacchi in due centri di accoglienza della zona, uno dedicato ai bambini e uno agli anziani. Eravamo carichi di medicinali, cibo e generi di prima necessità per adulti e per bambini. Avevamo raccolto donazioni per quasi 300mila euro grazie al sostegno di oltre 300 famiglie e di aziende come la Sicurcond della famiglia Rozzi, più tutti i volontari che ci hanno aiutati ad assemblare i pacchi. Soprattutto le medicine sono state accolte con sollievo, lì cominciano a scarseggiare".

Un viaggio non privo di pericoli: "Durante la notte trascorsa a Cernivc – ha raccontato Brattoli – è suonato l’allarme. Siamo corsi tutti insieme in un rifugio provvisorio, in realtà uno scantinato forse ancora più pericoloso, arredato solo con materassi e coperte che avevano visto giorni migliori, aspettando che l’allarme cessasse. Non posso immaginare cosa voglia dire vivere questa situazione giorno dopo giorno, mese dopo mese".

Al rientro in Italia i furgoni si sono riempiti nuovamente, questa volta di profughi: tre donne e due bambini che sono stati portati fino all’hub di prima accoglienza presso la stazione Centrale di Milano. "Non potrò mai dimenticare – ha ricordato Brattoli – il volto del piccolo Victor, di otto anni, che ci ha salutati contando fino a tre in italiano, tutto orgoglioso di conoscere le prime parole nella lingua del Paese che lo ha accolto".

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