GIULIA BONEZZI
Cronaca

Un pre-stipendio per gli infermieri: “Voucher ai tirocinanti della triennale e welfare per fermare l’emorragia”

Un pacchetto di tre misure studiato dalla consigliera dem Carmela Rozza ha avuto il sì dell’aula del Pirellone. L’idea di retribuire i professionisti in formazione (come avveniva in passato) tra i 500 e i 1.500 euro al mese

L’aula del Pirellone ha approvato la proposta dei voucher agli infermieri tirocinanti

L’aula del Pirellone ha approvato la proposta dei voucher agli infermieri tirocinanti

Milano, 9 giugno 2025 - Un “pre-salario” per gli infermieri in formazione, mentre frequentano il corso di laurea nelle università pubbliche, in forma di voucher mensili che scatterebbero al superamento dell’esame di tirocinio: 500 euro al mese il primo anno, mille il secondo e 1.500 euro il terzo, aumentando insieme al coinvolgimento degli studenti nel lavoro in corsìa. Un po’ come avviene per i medici specializzandi, e avveniva anche nei corsi professionali prima che la formazione degli infermieri diventasse universitaria; una ventina d’anni fa, in Lombardia si sperimentò uno strumento simile per gli studenti di Scienze infermieristiche, “e avevamo il sold-out”, ricorda Carmela Rozza, consigliera regionale del Pd che con l’assestamento di bilancio ha ottenuto l’approvazione all’unanimità di un ordine del giorno che “invita” la Giunta lombarda a trovare i soldi per finanziare i voucher agli studenti infermieri, già deliberati a giugno dalla Regione Veneto che aveva attuato una misura simile per gli Oss, “ottenendo un incremento del 35% delle iscrizioni ai corsi”.

Dall’aula del Pirellone, Rozza ha ottenuto l’approvazione di questo e altri due odg che rappresentano “tre primi passi” verso la concretizzazione di idee innovative per arginare la fuga dalla professione più pesante per la sanità italiana, che parte da un rapporto uno a uno tra medici e infermieri (Francia e Germania ne hanno tre per ciascun dottore). E se la revisione dei numeri chiusi nelle università farà sì che “di medici, tra qualche anno, ne avremo”, ragiona Rozza, non è lo stesso per gli infermieri, perché “le iscrizioni ai corsi di laurea crollano”: lo scorso anno accademico nelle facoltà lombarde sono rimasti vuoti tra un sesto e un terzo dei posti, “un problema serissimo per la sanità pubblica ma pure per quella privata”.

Gli altri due odg invitano la Regione a finanziare l’istituzione del Dipartimento delle professioni sanitarie in seno all’Assessorato al Welfare, prodromico a realizzarne di omologhi nelle Asst offrendo “una prospettiva di carriera a chi ha la laurea magistrale e oggi per ambire a una dirigenza di primo livello deve andare all’estero”, e di incentivare la mobilità volontaria dei dipendenti tra aziende pubbliche con convenzioni per i trasporti e una piattaforma informatica.

Sulla quale caricare anche i bandi per gli appartamenti pubblici a canone calmierato destinati agli infermieri, che devono però essere allargati “a livello di Ats - sottolinea Rozza -. Le convenzioni per piccoli pacchetti di alloggi Aler con alcune Asst risolvono forse il problema di sedici, venti famiglie ma non dicono ai giovani di venire a lavorare in Lombardia perché avranno un vero sostegno all’abitare: occorre creare un polmone di case da offrire a canone calmierato alle figure professionali, non solo sanitarie, che mancano. E possono diventare una soluzione temporanea, se le abbiniamo a percorsi di sostegno all’autonomia abitativa. Regione deve mettere in campo una vera politica dell’abitare, non limitarsi a gestire l’Aler”.