GIULIA BONEZZI
Cronaca

Inaugurato al Sacco di Milano il primo pronto soccorso infettivologico d’Italia: cos’è la struttura anti-epidemie

Reparto di 1.500 metri quadri parallelo al Ps generalista, collegato ma isolabile con biocontenimento 2 e 4. L’annuncio di Bertolaso durante la visita di Schillaci. Colombo: “Cantieri Pnrr chiusi tra un anno”

Il nuovo edificio del Sacco di Milano

Il nuovo edificio del Sacco di Milano

MILANO – L’altro Pronto soccorso del Sacco si sviluppa sul fronte Est del Ps “generalista”, che era tra i reparti più moderni dell’ospedale di Vialba (ammodernato l’ultima volta per l’Expo 2015) prima dei cantieri del Pnrr: 300 metri quadrati dell’esistente più 1.200 aggiunti su due piani più uno d’infrastrutture. Parallelo al Ps originario, collegato ma isolato con sistemi di filtraggio, ha una sua camera calda (la zona nella quale arrivano le ambulanze), locali di bonifica e aree di osservazione, impianti di ventilazione da dodici ricambi d’aria all’ora nelle sale visita e nei box. L’aria è trattata con filtri innovativi per garantirne la sterilità; alcuni dei box singoli, nei quali i pazienti possono essere isolati, possono essere uniti attraverso porte a tenuta e tutti sono collegati con filtri in ingresso a un locale di osservazione breve intensiva (Obi) da sei posti letto.

È il Pronto soccorso infettivologico quello inaugurato lunedì al Sacco con il ministro della Salute Orazio Schillaci; un percorso separato al quale i pazienti possono essere indirizzati dal triage, ma può riceverne anche dall’estero, “ad esempio un malato di Ebola”, che sarebbe accolto da specialisti in caschi e tute al suo arrivo via volo militare-Malpensa–ambulanza a biocontenimento in base a un protocollo sul quale ci si esercitava già undici anni fa, ai tempi dell’epidemia in Sierra Leone. Ora quel percorso si completa col Ps dotato di sistemi di biocontenimento di livello 2 e 4.

Nel mezzo c’è stata una pandemia provocata da un virus meno letale ma (anche per questo) più diffusivo e quindi impattante sulla mortalità; e contro il quale, onestamente, un Ps infettivologico poco avrebbe potuto dato che i primi casi sono stati scoperti quando già correva nel Lodigiano e nella Bergamasca. Ma l’impatto di quelle prime settimane in cui il Sacco era la prima linea – solo chi era in Lombardia può sapere cosa siano state, sottolinea Filippo Uberti, infettivologo e responsabile salute dell’Eni che ha pagato buona parte dei lavori per complessivi sette milioni di euro – ha scatenato anche una generosità diffusa. Così è coi soldi di molti donatori, “anche di piccole cifre”, spiega Attilio Fontana, presidente della Regione che ha completato il finanziamento, che il Sacco ha potuto costruirsi “il primo Ps infettivologico in Italia”.

I lavori, partiti a fine febbraio 2022, sono entrata in corsa nei cantieri del Pnrr, spiega Maria Grazia Colombo, direttrice dell’Asst Fatebenefratelli Sacco che arrivò due anni fa da commissaria a sostituire un ex dg silurato perché gli imputavano ritardi, e assicura che il resto, cioè manutenzione straordinaria e antincendio degli undici padiglioni, vincolati, dell’ospedale classe 1930, sarà completato entro fine giugno 2026. Un’operazione da 110 milioni di euro di Pnrr cui la Regione ne ha aggiunti sessanta per pavimenti, controsoffitti, porte e attrezzature: “Fuori sarà tutto come prima, dentro pazienti e lavoratori troveranno un ospedale nuovo”, spiega Colombo, e sottolinea che le attività sanitarie “non si sono mai interrotte, così come quelle sul territorio”. Questa infatti è l’Asst competente per sei Municipi su nove, “circa 900 mila milanesi” di cui oltre 150 mila (più di uno su 5 ultrasessantacinquenne, il 30% stranieri) nel 2 della Casa di comunità Don Orione che il ministro ha visitato in seguito.

Oltre a quattro ospedali (Fatebenefratelli, Sacco, Melloni e Buzzi), anche se già due hanno l’ambizione di trasformarsi in Irccs: il Buzzi ha avviato l’iter per la richiesta, ieri Bertolaso ha anticipato a Schillaci che “chiederemo per il Sacco il riconoscimento di Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico in campo infettivologico”. “Valuteremo la domanda serenamente”, ha risposto in battuta il ministro, osservando che “molti ospedali vogliono diventare Irccs, per il Ministero è motivo di orgoglio”. In Lombardia gli Irccs sono 19: cinque pubblici e 14 privati.