MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Domenico Laganà, un postino in bici nella metropoli: “Ho 62 anni e continuo a pedalare. Così sono più vicino alla gente”

È tra i 4 portalettere milanesi (su 670) che non si sono convertiti ai mezzi motorizzati

"Ciao Mimmo, hai qualcosa per me?". Quando la sua bici inconfondibile arriva, puntuale, sulle strade della Bovisa, la gente sa che può rivolgersi al postino Domenico Laganà per ritirare subito eventuali lettere o pacchetti. Lui conosce tutti i destinatari. Facce note da anni o nuovi residenti che si aggiungono alla sua memoria come tessere di un puzzle che cambia in modo naturale seguendo lo scorrere del tempo e i mutamenti della città. Lui però resta un punto fermo e di andare in pensione non ci pensa neanche.

Un postino in bici nella metropoli: "Ho 62 anni e continuo a pedalare. Così sono più vicino alla gente"
Un postino in bici nella metropoli: "Ho 62 anni e continuo a pedalare. Così sono più vicino alla gente"

Ha 62 anni ed è l’unico postino-ciclista rimasto nello spicchio nord della città. Uno dei quattro a Milano (gli altri servono le zone dei Navigli, l’area tra le vie Bonghi e Meda nella porzione sud e le vie attorno alla stazione di Lambrate) su 670 portalettere. Assunto da Poste Italiane 32 anni fa – da 25 in strada – non ha mai voluto passare ai motori "perché la bici – sottolinea – mi avvicina di più alle persone. E poi, essendo alto quasi 2 metri, sono molto più comodo su una bici che posso regolare a mia misura, rispetto a uno scooter". In un mondo sempre più virtuale e telematico preferisce spostarsi fisicamente da un punto all’altro e parlare con la gente guardandola negli occhi. Sentire il vento sulla pelle e anche la pioggia, il freddo (a volte anche la neve) e il caldo.

"Sono i “contro“ del mestiere. Ma vuoi mettere? Mi si rafforza il sistema immunitario e non ho bisogno di andare in palestra". Dove si ferma lui, c’è un’aria di paese: non passa nemmeno un minuto senza che qualcuno lo saluti chiamandolo per nome o dandogli una pacca sulla spalla. Lui sa se qualcuno ha bisogno di conforto perché magari sta affrontando un periodo difficile, allora si ferma a parlare. E non è poco in una metropoli.

Il suo spirito controcorrente e la sua sensibilità lo avvicinano a “Il Postino di Neruda“, il celebre protagonista del romanzo di Antonio Skármeta interpretato sul grande schermo da Massimo Troisi. Pensa anche a lui, “Mimmo“, quando ogni mattina inizia il turno. Originario di Bagnara Calabra, vive a Pavia con la moglie e i due figli e ogni giorno prende il treno verso Milano: alle 7 arriva al Centro di distribuzione di Milano Bovisa in piazzale Lugano. Raccoglie lettere, raccomandate e pacchi e poi parte con la sua dueruote, l’unica in mezzo ad auto, furgoni, scooter, quadricicli e tricicli. "Alla Bovisa percorro una decina di chilometri al giorno, salendo e scendendo di continuo di sella per le consegne", nella zona di piazza Bausan, del Politecnico e nelle vie limitrofe. "Sto molto attento, non è facile spostarsi con la bici in una zona in cui non ci sono piste ciclabili: farebbe la differenza averle".

E anche se i postini in bici sono rari, "a Milano – fa sapere Poste Italiane – il 70% della flotta impiegata per la consegna di posta e pacchi è totalmente green. Sono 300 i mezzi elettrici in circolazione sulle strade mentre la restante parte è a bassa emissione" di inquinanti. "Nel percorso di transizione energetico intrapreso verso la carbon neutrality entro il 2030, proseguono gli investimenti e le iniziative strategiche quali il rinnovo della flotta". Ma la bici resta poesia.