
Un nuovo rettore per l’Humanitas "Arriveranno più talenti dall’estero"
di Alessandra Zanardi
Subentrato a Marco Montorsi, Luigi Maria Terracciano è il nuovo rettore di Humanitas University, ateneo con una forte vocazione internazionale per la formazione di medici, infermieri e fisioterapisti. Dopo una lunga esperienza svolta prevalentemente all’ospedale universitario di Basilea, il professor Terracciano, 64 anni, è entrato a far parte di Humanitas dove, oltre a insegnare anatomia patologica, è diventato direttore della Scuola di specializzazione in anatomia patologica e delegato del rettore per l’internazionalizzazione. L’attività di insegnamento e ricerca è sempre andata di pari passo a quella clinica in ospedale, dove il professore è responsabile dell’Unità operativa di anatomia patologica.
Professor Terracciano, qual è il valore aggiunto di Humanitas University?
" Uno degli aspetti qualificanti è l’interdisciplinarietà. Abbiamo strutturato un metodo d’insegnamento innovativo, investendo nell’approccio clinico, nella ricerca scientifica e nelle nuove tecnologie. Un altro dato importante è l’internazionalizzazione: quasi il 50% dei nostri studenti di medicina proviene dall’estero. Un unicum nel mondo accademico italiano. I nostri corsi di medicina e Medtec si svolgono interamente in inglese".
Che tipo di università ha in mente?
"Un’università ancora più spinta sul fronte dell’internazionalizzazione. E non mi riferisco solo agli studenti, ma anche a docenti e ricercatori. Cercheremo di essere attrattivi per le figure in arrivo dall’estero anche attraverso scambi culturali con altri atenei".
Cos’altro?
"Nel solco di chi mi ha preceduto, l’obiettivo è mantenere e consolidare i risultati raggiunti sia in termini di numeri (abbiamo poco meno di 2.500 iscritti, dei quali 1.800 studenti e 600 specializzandi, e oltre 140 docenti) sia in termini di ranking. Un altro tema sul quale lavorare è l’integrazione tra università e territorio".
Nuove tecnologie e intelligenza artificiale sono le future frontiere della medicina?
"I nostri studenti già lavorano su questo, la medicina del futuro passerà da qui. Senza dimenticare gli aspetti umanistici: l’etica, il rapporto empatico col paziente, la centralità dell’uomo rispetto alle macchine".