
La polizia locale sul luogo della tragedia
Milano, 30 ottobre 2021 - "Mi sembra di vederlo , mio zio. Mi direbbe ‘vai avanti, resta sempre sul pezzo', come faceva sempre. Ma ora, senza di lui, è difficilissimo". La tristezza si mescola alla rabbia e al senso di impotenza. "Mi è crollato il mondo addosso". Da tre giorni il suo pensiero è fisso sullo zio Santino Verrascina, detto Dino, che non c’è più. Chi parla è il nipote del centauro di 56 anni morto mercoledì all’alba in via Ripamonti, travolto da un camion il cui autista è rimasto "pirata" fino a giovedì, quando si è costituito.
Dino gestiva un bar in pieno centro, a pochi passi da un altro locale di famiglia in cui lavora il nipote, di 22 anni. "Eravamo uniti, sempre insieme". Il giovane lo dice abbassando lo sguardo e mostrando il giubbotto che indossa: "Questo era il suo. Ora lo custodisco". Dino si era trasferito a Milano da ragazzo, partendo da Irsina, in provincia di Matera. Da 40 anni era nel campo della ristorazione. "La sua - sottolinea il nipote - è stata una vita di sacrificio, di lavoro e di dedizione alla famiglia". Lascia una moglie e tre figli. Mercoledì era salito in sella allo scooter del figlio maggiore, un SH300, per andare al lavoro. "Non lo utilizzava sempre. Decideva a seconda del clima: se non pioveva, prendeva la dueruote e lasciava l’auto a disposizione degli altri componenti della famiglia". Ma mercoledì mattina la scelta di salire in sella gli è stata fatale.
Stando alle prime informazioni, all’incrocio Ripamonti-Lorenzini il semaforo era lampeggiante: forse il cinquantaseienne si è accorto all’ultimo della presenza di un camion che arrivava da destra e ha provato a inchiodare; la frenata ha verosimilmente provocato una scivolata sull’asfalto qualche secondo prima del violento impatto con il mezzo pesante. Per Verrascina non c’è stato nulla da fare: è morto in strada. L’autista del camion, un italo-brasiliano di 34 anni, incensurato, che lavora per una ditta logistica dell’hinterland, inizialmente allontanatosi, si è costituito il giorno dopo.
"Mio zio cercava sempre il lato positivo in ogni situazione, mi infondeva fiducia e mi rassicurava. Senza di lui mi sento perso ma cerco di farmi forza, sapendo che mi vorrebbe combattivo", continua il nipote. "Anche se è straziante non averlo più al mio fianco, provo gioia nel vedere quanta gente gli volesse bene: da mercoledì ricevo abbracci e messaggi di cordoglio. Ringrazio tutti". E dello zio ama ricordare anche la sua passione: "Era tifoso del Milan. Adesso, a me piace pensare che guardi tutto da lassù: le partite ma soprattutto la sua famiglia".