SIMONA BALLATORE
Cronaca

Dai bimbi di Arosio al Togo: "Portiamo a compimento il sogno del nostro don Carlo"

"Dopo 70 anni stiamo riuscendo a portare a compimento il sogno di Don Carlo Gnocchi, che già nel dopoguerra aveva...

Don Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione Don Gnocchi dal 2016

Don Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione Don Gnocchi dal 2016

"Dopo 70 anni stiamo riuscendo a portare a compimento il sogno di Don Carlo Gnocchi, che già nel dopoguerra aveva immaginato a Milano e a Salerno due centri pilota a favore delle persone fragili, con particolare attenzione ai bambini disabili". A sottolinearlo è don Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione Don Gnocchi. Il centro ambulatoriale era già in funzione, ma in una palazzina fino a pochi anni fa in disuso si è aggiunto un tassello importante.

Una svolta che affonda però le sue radici nella storia?

"Sì. Finalmente siamo riusciti a promuovere la realizzazione di un centro di eccellenza per la riabilitazione mediante l’utilizzo della robotica. Don Carlo desiderava che tecnologia e scienza fossero messe a servizio della disabilità, con un’attenzione per molti aspetti profetica verso il Sud del Paese".

Per evitare quel disequilibrio che di fatto si è realizzato.

"Conosciamo tutti nell’ambito della sanità il fenomeno dei viaggi della speranza per coloro che devono essere operati, ma questo capita anche nell’ambito della riabilitazione. Portare al Sud l’eccellenza, facendo diventare Salerno un luogo non soltanto nel quale offrire prestazioni, ma svolgere ricerca scientifica al più alto livello, è davvero qualcosa di straordinario. Ed è particolarmente bello che tutto questo sia accaduto in stretta collaborazione non soltanto con i nostri ricercatori e operatori, ma anche con le autorità locali".

Come si è diffuso l’impegno del beato Carlo Gnocchi?

"È partito accogliendo i primi bambini nella struttura dei grandi invalidi di Arosio. Il primo centro che ha acquisito è stato a Pessano con Bornago, poi la villa di Inverigo, sulla spinta del bisogno urgente di trovare un posto dove accogliere e accompagnare prima i bambini mutilati, a causa della guerra, poi i malati di polio. E da lì l’impegno si è diffuso in tutta Italia e nel mondo". Quanti centri avere aperto?

"Attualmente sono più di 50. Siamo presenti in nove regioni e all’estero, in Bolivia, in Ecuador, in Myanmar, in Cambogia, in Ucraina, in Bosnia, nelle Filippine e da quest’anno nel Togo. Non realizziamo nostri centri all’estero, ma collaboriamo con realtà locali, trasferendo know-how, facendo formazione a professionisti. L’attività può durare anni, ma l’intento è lasciare che queste realtà possano camminare con le loro gambe".

È forte il legame con le università?

"Don Carlo teneva a mettere a disposizione dei ragazzi quanto di meglio la ricerca e la tecnologia potessero offrire. Questo ha portato fin dai primi decenni a forti collaborazioni con atenei e istituti di ricerca come il Politecnico di Milano".Si.Ba.