
I rilievi in casa di Pierantonio Secondi
Milano – La richiesta di accedere ai fondi che lo Stato eroga ai parenti delle vittime di reati violenti sarà anche un gesto simbolico, perché Pierantonio Secondi "non è stato protetto, non è stato fatto abbastanza per prevenire con gli strumenti offerti dalla legge un omicidio annunciato". La condanna del 37enne romeno Dorel Grec a 24 anni di carcere (con la misura della libertà vigilata per 5 anni a pena espiata) è stata confermata dalla Corte d’Assise d’Appello, che ha respinto la richiesta della difesa di una perizia sulla capacità di intendere e volere. Confermato anche il risarcimento complessivo di 600mila euro da dividere tra i due fratelli e la sorella della vittima, parti civili. Una somma che Grec non ha mai versato.
Per questo i familiari di Pierantonio Secondi sono intenzionati a chiedere un indennizzo allo Stato, a sentenza definitiva, accedendo ai fondi per sostenere i parenti delle vittime (in totale circa 50mila euro nei casi di omicidio) quando il condannato non risarcisce. "Le leggi e gli strumenti ci sono ma vanno applicati – spiega l’avvocato Raffaella Marmo, legale delle parti civili e anche della vittima prima dell’omicidio, che collabora con centri antiviolenza –. In questo e in altri casi è mancato un intervento efficace e tempestivo per la prevenzione".
Il ricordo torna all’ultima drammatica conversazione telefonica con l’82enne Secondi, alla delusione per un aggravamento della misura cautelare nei confronti di Grec che si limitava ad allargare il divieto di avvicinamento alla sorella e a un amico del pensionato. Un’ora e mezza dopo, il 6 dicembre 2021, il romeno dipendente di una farmacia avrebbe fatto irruzione nell’appartamento dell’anziano in via Giulio Romano, a pochi passi da corso Lodi, con una motosega usata per aprirsi un varco nella porta. Secondi è stato poi ferito a morte con due coltellate al collo.
Grec, arrestato dai carabinieri, non accettava la fine della relazione con l’uomo. Risale al 21 luglio 2021 la prima richiesta di ammonimento presentata da Secondi all’Ufficio Stalking della Questura, esprimendo il timore "per la propria incolumità". Da allora una escalation che non si è fermata neanche dopo la misura del divieto di avvicinamento disposta dal gip e violata più volte da Grec. Le ripetute richieste avanzate dalle forze dell’ordine e dall’avvocato Marmo per ottenere dalla Procura una misura più restrittiva sono state solo parzialmente accolte. Per questo pende anche un ricorso, davanti alla Procura generale presso la Corte di Cassazione, per valutare eventuali illeciti disciplinari da parte dei magistrati che si sono occupati del caso. Dopo l’omicidio è seguito un doloroso iter giudiziario. La Procura e la Procura generale non hanno impugnato la sentenza di primo grado (24 anni di carcere rispetto all’ergastolo chiesto dal pm Elio Ramondini) rendendo quindi impossibile un aumento della pena. La Corte d’Assiste d’Appello, infine, ha confermato il verdetto, riconoscendo tutte le aggravanti. Da Grec, detenuto a Opera, non è arrivato nessun segnale di pentimento. Dopo aver confessato il delitto, si è chiuso nel silenzio.