
di Andrea Gianni
Lui aveva sempre sostenuto di non aver voluto uccidere il suo vicino di casa, il 68enne Giuseppe Alfredo Villa, colpito durante una lite con una coltellata al braccio che si è rivelata fatale. E i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano ieri hanno accolto la richiesta della difesa, riqualificando il reato da omicidio volontario a preterintenzionale e condannando l’attore 46enne Tommaso Libero Riva a 12 anni di carcere. Una pena lieve grazie anche alla concessione delle attenuanti generiche equivalenti all’aggravante dei futili motivi. La Corte, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, ha anche disposto che Riva sia sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata per 3 anni, a pena espiata. E ha stabilito una provvisionale di risarcimento di 100mila euro a favore della moglie del pensionato, parte civile.
Riva, transessuale, in arte “Bianca Dolce Miele“ aveva interpretato se stesso nel film documentario “La casa dell’amore“. L’omicidio si inserisce in un contesto di rapporti tesi fra Riva e Villa, con liti che scoppiavano di frequente nello stabile in via Trilussa, a Quarto Oggiaro. Il pm Maurizio Ascione e il legale di parte civile avevano chiesto che l’attore venisse condannato per omicidio volontario, mentre la difesa, col legale Ursula Lionetti, ha insistito per la tesi del "preterintenzionale" ieri accolta dalla Corte. La Procura aveva chiesto 14 anni con le attenuanti. Nella pena di 12 anni, tra l’altro, è previsto anche lo sconto di un terzo per il rito abbreviato a cui Riva non aveva potuto accedere, stando alla recente riforma, perché gli veniva contestato dalla Procura l’omicidio volontario aggravato, reato da ergastolo. Quella notte, aveva raccontato Riva, sentì dei rumori provenire dall’appartamento sopra al suo. Probabilmente, come ricostruito nelle indagini, era il vicino che si lamentava, perché Riva lo teneva sveglio facendo chiasso nel cuore della notte, come accaduto altre volte. "Ho portato il coltello, ma non volevo ucciderlo, è stato un incidente, non l’ho fatto apposta", ha sempre sostenuto l’imputato. Lo colpì con una coltellata al braccio sinistro che ne causò la morte. Riva, come spiegato dalla difesa, cercò anche di soccorrere il pensionato dopo averlo colpito. La difesa aveva anche chiesto le attenuanti per le "sue difficili condizioni di vita".