
I carabinieri intervenuti la notte tra venerdì e sabato a Garbagnate dopo la sparatoria in cui è rimasto ucciso Hakaj Dritan, 46 anni
"Lui mi è saltato addosso, la pistola ce l’avevo sempre in mano, non mi è mai caduta; al primo colpo ero steso a terra, Dritan anche per terra, anche durante il secondo colpo. Mi è saltato addosso ed entrambi siamo caduti a terra. Io non l’ho aggredito, ho cercato di difendermi, cercando di togliergli le mani". Sono le parole di Walter Budri alla gip Stefania Donadeonell’interrogatorio di convalida dell’arresto per l’omicidio di Hakaj Dritan, 46 anni, amante della moglie, la notte del 26 ottobre a Garbagnate Milanese. Per la giudice, che ha disposto la custodia cautelare in carcere per il 78enne, "l’ipotesi della legittima difesa non è suffragata dalla ricostruzione dei fatti sulla base delle prime indagini svolte". "Una cosa è chiara", secondo la gip. "Walter Budri in maniera assolutamente cosciente e volontaria decide di ammazzare Toni, dapprima avvertendolo, poi, scendendo in ascensore, esplodendo al suo indirizzo due colpi, uno dei quali lo attingeva mortalmente".
Dalla ricostruzione dei carabinieri della compagnia di Rho e della pm di turno Maria Giuseppina Gravina, è emerso che Hakaj Dritan, rientrato in casa ubriaco, avrebbe litigato con l’amante e l’avrebbe colpita al volto. La 41enne, insieme al figlio 11enne avuto da una precedente relazione, sarebbe scappata di casa. In quel frangente Budri – assistito dall’avvocata Anna Maria Bozza – con la Beretta regolarmente denunciata aveva sparato due colpi in aria sul pianerottolo a scopo intimidatorio. A quel punto sarebbe sceso in ascensore e nell’androne avrebbe sparato altre due volte, colpendo la vittima una volta al petto.