Turista picchiatore seriale di nuovo libero: destinato a una comunità, è fuggito

Il giudice aveva disposto il ricovero ma senza alcuna scorta. Atti al ministero

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Milano, 3 settembre 2016 - Una telefonata in Spagna, alla sorella: «Sono libero». Poi più nulla, il suo cellulare da allora, dalle 16 di giovedì, è irraggiungibile. Nicolas Orlando Lecumberri, il 23enne dj spagnolo arrestato il 27 luglio scorso a Milano dopo una lunga serie di aggressioni a pugni, in strada, contro passanti a cui chiedeva informazioni in inglese, è scomparso. Lecumberri, che fino a giovedì si trovava in una cella di San Vittore, soffre di una forma grave di «delirio psicotico», per questo i suoi avvocati avevano chiesto per lui l’affidamento a una più idonea struttura psichiatrica. Il gip di Milano, Livio Antonello Cristofano ha acconsentito al trasferimento, ma non ha disposto «alcun servizio di scorta dal carcere al luogo degli arresti domiciliari» nella clinica psichiatrica «La Redancia» di Varazze, in Liguria.

«Non sussistendo specifiche esigenze processuali o di sicurezza previste dalla legge, l’indagato raggiungerà senza accompagnamento, immediatamente e senza soste intermedie, il luogo di esecuzione della misura, dando tempestivo avviso del proprio arrivo alla stazione dei Carabinieri competente per territorio», ha scritto il gip nell’ordinanza con cui ha disposto la scarcerazione. Il giudice ha acconsentito senza nemmeno avvisare i legali, né il Consolato spagnolo. Così Lecumberri è uscito da San Vittore, da solo, a piedi, in direzione sconosciuta. «Il giovane ha pochi soldi, potrebbe essere confuso e di nuovo pericoloso». L’allarme è stato lanciato dai suoi avvocati, Alessia Generoso e Francesco Brignola. «Ha bisogno di medicine e non ha alcuna consapevolezza di essere malato».

«A che pro - hanno scritto in una nota i due legali - tenerlo in carcere per più di un mese in quanto pericoloso e a rischio di fuga, se poi lo si lascia libero nel mondo senza scorta? Nicolas non è responsabile? Avrebbe allora dovuto esserlo la magistratura e lo Stato». Al di là delle polemiche, i difensori, oltre a sostenere di non aver ricevuto il provvedimento del gip (e lo stesso varrebbe per la comunità terapeutica ligure e la famiglia del giovane) hanno anche lanciato un appello chiedendo a chiunque ne abbia notizia, di fornire informazioni del ragazzo, telefonando alla polizia, ai carabinieri o al Consolato. Lecumberri è alto un metro e settanta, pesa sessanta chili, capelli castani, occhi castani. «Il ragazzo - fanno sempre sapere gli avvocati - al momento dell’uscita da San Vittore indossava una maglietta grigia con una scritta davanti e un paio di pantaloni blu a mezzo polpaccio. Portava uno zainetto piccolo nero a tracolla e una valigia tipo trolley blu. E soprattutto - proseguono - necessita di una terapia farmacologica psichiatrica costante. Allo stato, non sappiamo se e quante dosi gli siano state consegnate dalla struttura carceraria prima di farlo uscire». 

A proposito della decisione del gip di non disporre l’accompagnamento del ragazzo nella struttura di Varazze, va sottolineato, per completezza di informazione, che la legge in materia due anni fa è cambiata. Mentre prima solo in casi eccezionali un giudice che decideva di scarcerare una persona non disponeva la scorta per accompagnarla nel luogo degli arresti domiciliari ora, dopo la riforma di una norma nel 2014, la regola è, invece, che l’indagato non venga scortato, e l’eccezione è diventata l’accompagnamento. In questo caso il gip non ha reputato ci fossero gli estremi necessari a configurare l’eccezione.  Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha fatto sapere: «I miei uffici stanno acquisendo gli atti per capire cosa sia effettivamente successo». 

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