Milano – Una “biopsia liquida”, analisi di un semplice prelievo di sangue venoso, può dare più informazioni della “classica” biopsia dei tessuti su alcuni particolari tumori del colon-retto in stadio avanzato, e consentire ai medici di mettere nel mirino la malattia con una terapia ancor più personalizzata sul paziente. L’hanno dimostrato alcuni giovani ricercatori dell’Ieo, Istituto europeo di oncologia fondato dal professor Umberto Veronesi, in uno studio appena pubblicato dalla rivista scientifica Annals of Oncology, che ha coinvolto 25 centri in Italia e arruolato 205 pazienti con tumore colon-rettale metastatico candidati al trattamento con i farmaci inibitori del fattore di crescita epidermico (Egfr), con l’obiettivo di stabilire la sequenza terapeutica ottimale per persone il cui tumore è definito inizialmente “Ras/Braf non mutato”, guidando la scelta dei trattamenti successivi con una “profilazione molecolare estesa” della malattia ottenuta, appunto, attraverso la biopsia liquida.
I ricercatori delle divisioni Tumori gastrointestinali e neurendocrini e Sviluppo nuovi farmaci dell’Ieo, insieme ai colleghi del Gruppo oncologico dell’Italia meridionale (GoIm), sono riusciti ad analizzare con la biopsia liquida oltre 300 geni, contro la manciata valutata con la biopsia tissutale. Un risultato fondamentale, dato che i nuovi farmci sono diretti proprio alle alterazioni genetiche del singolo tumore. “In oltre metà dei pazienti sono state rilevate alterazioni bersaglio, sulle quali sono attivi farmaci mirati – spiega Davide Ciardiello, ideatore dello studio -. Inoltre, utilizzando lo stesso test sia sul campione di sangue che su quello di tessuto, abbiamo osservato che la biopsia liquida può risultare in alcuni casi superiore.
È un passo avanti importante: oggi uno degli ostacoli principali per questi pazienti è lo sviluppo di meccanismi di resistenza ai farmaci. Come in una partita a scacchi, dobbiamo trovare una mossa per cui il tumore non possa trovare una contromossa. La possibilità di avere, con un semplice prelievo di sangue, l’identikit del tumore ci può consentire di offrire a ogni paziente una cura personalizzata”.