FRANCESCA GRILLO
Cronaca

Una fiaba per Ida, vittima della tragedia ferroviaria: "Racconterò il suo coraggio"

Dal Milanese i ricordi di chi ha conosciuto la dottoressa di Caravaggio

Ida Maddalena Milanesi

Begamo, 28 gennaio 2018 - Gli occhi che ridevano, una parola gentile per tutti. Buona, generosa. Al fianco dei più deboli, di chi si trova ad affrontare la parte più brutta della vita, la malattia, che piega e rende vulnerabili. Al fianco di chi soffre, c’era lei, "la dottoressa Ida", come la chiama ancora chi ha avuto a che fare con lei, anche solo per caso, incrociandola tra i corridoi dell’Istituto neurologico Besta di Milano. La donna morta, rimanendo incastrata tra le lamiere di quel maledetto treno deragliato giovedì mattina tra Pioltello e Segrate era conosciuta ovunque: in tanti hanno avuto a che fare con i suoi modi gentili e la passione che metteva in un lavoro che era la sua vita.

Nel suo studio c’era passato anche Giuseppe Foglia, sindaco di Rozzano negli anni Novanta e figlio di Giovanni che ha guidato il Comune sulla poltrona di primo cittadino per 25 anni (fino al 1985). Foglia la ricorda perché "si prodigò per cercare di salvare la vita a mia mamma, con impegno e disponibilità straordinari. Lei era dirigente dello staff di radioterapia dell’Istituto e i suoi consigli e le sempre azzeccate prescrizioni la aiutarono a rendere meno insopportabile il decorso, poi tragico, della malattia. Sapere che lei, insieme alle altre persone morte e ferite nel terribile deragliamento – prosegue – hanno perso la vita dopo essersi svegliati all’alba per compiere la propria missione lavorativa, mi rende ancora più riconoscente e triste".

Era di Caravaggio la 61enne, ma la fama e la stima che in tanti le rivolgevano hanno superato i confini. Sempre nel Sud Milano, a ricordarla c’è anche Armando Maschini, al suo fianco al Besta, al centro cefalee, per ben vent’anni. Ora Armando dirige uno studio medico ed è un affermato scrittore, in particolare di favole. Quando racconta della dottoressa Ida, ha un groppo in gola: "È una donna speciale. L’avevo sentita un paio di giorni prima di quel dannato incidente. Solare, sempre sorridente. Anche sempre di corsa: la sua priorità erano i pazienti. Sapeva ascoltare e confortare come nessuno. Amatissima dagli ammalati, un punto di riferimento fortissimo nelle loro vite". Un medico serio e affettuoso, ma anche "una mamma attenta. Sua figlia, giovane studentessa di Medicina, era la sua vita. Ne parlava ogni giorno con orgoglio privo della solita favola che noi genitori solitamente usiamo per colorare i nostri pargoli. Era genuina e sincera. Non meritava di lasciare questo mondo in maniera così drammatica e impensabile".

Per Ida, Armando sta pensando di scrivere "la mia fiaba più bella, dedicata a lei. Al suo coraggio che l’ha sempre spronata a combattere malattie devastanti", una favola che non parlerà di morte, anzi, «di forza e di vita, la sua: umile eroina che ha trascorso l’esistenza a combattere, ad aggredire il male".