Meno di venti passi separano la scena dell’omicidio di domenica pomeriggio in via Tigli a Cesano dal luogo del delitto consumato nel 2018 in via delle Querce a Corsico. Una zona di confine tra i due Comuni che unisce i quartieri popolari del Lavagna e del Giardino.
Tutto torna alla memoria, uno scenario già visto: il sangue sull’asfalto, le sirene spiegate delle ambulanze e poi i lampeggianti dei carabinieri. E ancora gli abitanti che si fermano davanti ai nastri rossi e bianchi tirati dalle forze dell’ordine, scuotono la testa, più rassegnati che sconvolti. Come se un omicidio in pieno giorno fosse “nell’ordine delle cose“ da quelle parti.. Elementi di due storie diverse ma vicine.
Nel 2018 il senegalese Assan Diallo, 54 anni, era stato freddato fuori dal bar Erica con dieci colpi di pistola. Fabrizio Butà, 48 anni, origini calabresi ma a Milano da sempre, gli aveva premuto la canna della sua calibro 9 sulla testa e lo aveva giustiziato in mezzo alla strada. Poi, come il killer di Luigi Danesi, l’uomo ucciso domenica pomeriggio pochi metri più avanti, era scappato, nascondendo l’arma e vagando per i parchi del territorio. E anche lui si era costituito dopo qualche ora ai carabinieri di Corsico, ormai braccato.
Un altro punto di incontro tra le due storie: il movente. Entrambi hanno raccontato durante le rispettive confessioni di aver ucciso le vittime perché infastidivano le compagne. Diallo era accusato da Butà di aver tormentato la fidanzata, chiedendole soldi per la droga. Anche Danesi chiedeva alla ex moglie soldi per gli stupefacenti e, secondo il racconto del suo assassino – un tunisino 56enne con cui la donna aveva avuto un figlio 13 anni fa – l’aveva aggredita. L’epilogo della storia di Butà è stato l’ergastolo, a cui è stato condannato nel 2019. Presto per capire la condanna di Mongi, il tunisino responsabile dell’assassinio di Danesi. Per ora, è stato fermato con l’accusa di omicidio volontario.
Fra.Gri.