Trasloco scuola media via Vivaio: nessuna discriminazione (per ora) nei confronti degli alunni disabili

Il giudice boccia il ricorso di alcune famiglie dopo il trasloco in viale D’Annunzio: prima di valutare bisogna attendere i lavori edilizi nella nuova sede

Protesta scuola di via Vivaio

Protesta scuola di via Vivaio

Milano – Trasloco della scuola media di via Vivaio in viale D'Annunzio: non c'è "condotta discriminatoria" o, meglio, non può essere verificata in questa fase.

Così il giudice Angelo Claudio Ricciardi ha rigettato il ricorso presentato dalle famiglie di alcuni alunni con disabilità della scuola, sostenuti dall'associazione Luca Coscioni. "Che il trasferimento della scuola presso la sede di via D’Annunzio possa in ipotesi configurare una condotta discriminatoria", si legge nelle motivazioni, "dipende dalla nuova configurazione che assumerà l’edificio all’esito dell’istruttoria che il Comune è stato chiamato a svolgere d’intesa con l’istituzione scolastica". Una nuova istruttoria già imposta dal Tar, che invece aveva accolto il doppio ricorso presentato da altre famiglie della scuola (il Comune nel frattempo aveva presentato ricorso in Consiglio di Stato).

"Ove, infatti, la nuova struttura dovesse rivelarsi inidonea a conservare i parametri educativi a suo tempo garantiti dalla scuola di via Vivaio, potrebbe esservi spazio per l’accertamento di una eventuale condotta lesiva della parità di trattamento degli alunni disabili e, di conseguenza, per l’ordine di rimozione delle barriere architettoniche del nuovo edificio", precisa il giudice del Tribunale di Milano. Ma al momento non è possibile farlo.

I ricorrenti avevano chiesto al Tribunale di Milano di accertare la natura discriminatoria del provvedimento con il quale il Comune di Milano aveva disposto il trasferimento della scuola media di via Vivaio nella nuova sede di viale D’Annunzio. "La verifica non può in concreto essere eseguita se non dopo il compimento delle opere edilizie di sistemazione della nuova sede, o quanto meno al termine della fase progettuale delle stesse", scrive il giudice del Tribunale civile.

I genitori ricorrenti "esprimono delusione per l’esito del giudizio antidiscriminatorio". "Il Tribunale - ribadiscono - non dice che non c’è discriminazione, ma che finché l’immobile non sarà completato la discriminazione non può essere accertata. Sullo sfondo, resta però un equivoco fra il superamento di barriere architettoniche ed inidoneità a erogare una didattica inclusiva, quasi che qualsiasi disabilità possa essere superata da uno scivolo. Riteniamo anche che, se è vero che lo spirito della norma è quello di far cessare una discriminazione, a maggior ragione la norma dovrebbe trovare applicazione per prevenirla". Mentre confidano che le sentenze del Tar "saranno confermate dal Consiglio di Stato", i genitori della Vivaio valutano i prossimi passi legali e ringraziano la Fondazione Luca Coscioni "per il generoso sostegno con cui ha affiancato le famiglie ricorrenti".

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