"Hai sentito cos’è successo?". Ma il mio amico non c’era già più

Il ricordo di Angelo Vito Gasparro, morto con la moglie Roberta Pistolato, nelle parole di una collega

La collega Vita Pappalardi

La collega Vita Pappalardi

Peschiera Borromeo (Milano) - Sulla scrivania ci sono ancora la bottiglietta dell’acqua e i post-it con gli appunti. All’ingresso del presidio sanitario, una foto e un mazzo di fiori. "Non riesco a toccare nulla, delle sue cose. Ancora non ci credo", dice tra le lacrime Vita Pappalardi, che al Cup di Peschiera Borromeo, il centro unico di prenotazioni dell’Asst di Melegnano e della Martesana, lavorava con Angelo Vito Gasparro, il 45enne scomparso domenica nella tragedia del Mottarone. Anche la moglie, Roberta Pistolato, di origini baresi come il marito, medico alla Usl di Piacenza, ha perso la vita nel crollo della funivia. La coppia abitava a Castel San Giovanni; la gita a Stresa l’avevano organizzata per festeggiare i 40 anni di lei. 

"Sabato Angelo mi aveva mandato su whatsapp le foto del lago – racconta la collega –. Domenica, dopo aver saputo della funivia, gli ho scritto: ‘Hai sentito cos’è successo nel posto dov’eri tu ieri?’. Nessuna risposta, anche dopo ore. Non era da lui. In serata ho guardato i giornali e ho visto la sua foto. È stato terribile". Un diploma di perito elettronico, Gasparro si era trasferito al Nord per cercare lavoro. Per un periodo aveva fatto la guardia giurata; nel marzo 2020, in piena pandemia, l’assunzione all’Asst come amministrativo. "Era un tipo sveglio, il lavoro lo aveva imparato in fretta. Gentilissimo con tutti, era un angelo, di nome e di fatto – prosegue la collega –. Lui e la moglie progettavano di avvicinarsi a Milano: volevano una casa grande e un pastore tedesco. Angelo era legatissimo a Roberta: se le fosse sopravvissuto, forse non sarebbe riuscito a superare il trauma. La famiglia di lei era già stata colpita da un dramma: la morte per Covid di una sorella di Roberta, lo scorso dicembre. Ora quest’altra tragedia. Penso a quelle povere famiglie, non è giusto". A Triggiano, in provincia di Bari, Angelo lascia il papà Trifone, la mamma Stella Maria Robino e un fratello di due anni più giovane, al quale è toccato dare la ferale notizia ai genitori. "Siamo distrutti – racconta al telefono il padre –. Pensi che Angelo avrebbe dovuto venire qui la settimana prossima, per accompagnarmi all’intervento per la cataratta. Era un ragazzo d’oro, e non lo dico solo io".  

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