
Ilda Boccassini (Newpress)
Milano, 31 gennaio 2017 - I migranti erano «carne da macello in balìa dei criminali». Trote «da pescare in uno stagno». «Verdura da prendere al supermercato». Metafore crude, quelle utilizzate dall’aggiunto della Dda Ilda Boccassini, che ben fotografano la considerazione che i trafficanti di uomini avevano di quelli che in moltissimi casi erano connazionali in fuga da guerra e dittature (e che probabilmente hanno ripercorso le loro stesse rotte): ragazzi e ragazze da sfruttare per guadagnare migliaia di euro illegalmente, lucrando sul loro sogno di una vita migliore.
Una "goccia nel mare", ancora le parole della Boccassini, i 62 viaggi accertati dall’inchiesta degli agenti della Squadra mobile di Cremona, coordinati dal dirigente Nicola Lelario e dal pubblico ministero Cecilia Vassena: «Non stiamo parlando di una grossa holding che gestisce il traffico, ma di una situazione totalmente polverizata: non servono grosse organizzazioni quando c’è carne da macello pronta a fare qualsiasi cosa per raggiungere l’Europa». In carcere sono finiti in 18 – gli altri 16 destinatari di ordinanza di custodia cautelare sono attualmente detenuti in Francia e Germania, residenti all’estero o irreperibili – tra cui egiziani, afghani, albanesi, sudanesi, tunisini e italiani (tutti e tre passeur). «In un mondo in cui il mondo respinge l’idea di integrazione – prosegue Boccassini – siamo di fronte a una globalizzazione del male». E l’elenco delle nazionalità degli sfruttatori stimola un’ulteriore riflessione: «È sintomatico che ci siano persone senza scrupoli che provengono da quegli stessi luoghi – che sono delle loro stesse etnie e che sanno esattamente da che cosa si fugge – che per soldi approfittano di persone disperate che chiedono aiuto per affrontare un viaggio del dolore sperando in un futuro migliore».
Persone così disperate da accettare di ammassarsi in 41 nel retro di un furgone per passare il confine Italia-Francia a Ventimiglia: «Non riuscivano nemmeno a respirare quando li abbiamo salvati», fanno sapere gli investigatori della Mobile, lodati dalla Boccassini «per la passione non comune» con la quale hanno portato avanti un’indagine durata due anni. Persone così disperate da farsi rinchiudere nel portabagagli di un’utilitaria per varcare la frontiera. Ultima tappa di un’odissea infinita. C’erano pure bambini in quei furgoni. Bambini, conclude amara l’aggiunto della Dda, nati «nel posto e nel momento sbagliato» e con un futuro diverso rispetto ai coetanei italiani.
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