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Fiumi di droga dall'Olanda, 11 arresti a Milano: parola chiave "Berlusconi" / VIDEO

Sgominata una rete criminale italo-albanese e sequestrati oltre 40 chili di cocaina pura al 92%

Parte della droga sequestrata

Milano, 5 dicembre 2018 - Nella notte gli agenti della squadra Mobile  hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 persone, nove albanesi e due italiani (tre sono ancora in fuga) appartenenti a una rete criminale dedita al traffico internazionale di cocaina. Nell'ambito dell'attività investigativa, sono stati effettuati inoltre 5 arresti in flagranza di reato e sequestrati circa 40 kg di cocaina. L'ordinanza è stata emessa dal Gip su proposta della Procura milanese. L'operazione è stata ribattezzata Braveheart.

L'attività investigativa, condotta dalla sezione antidroga della squadra mobile di Milano, ha avuto inizio verso la fine del 2015 e ha consentito di individuare due distinti gruppi che importavano la droga dall'Olanda. Il trasporto era organizzato in prevalenza a bordo di vetture con sottofondo modificato, cosiddetto 'imbosco'. La banda aveva inventato un complicato sistema di crittografia per parlarsi tra loro, usando una parola di 10 lettere tutte diverse; ad ogni lettera era associato un numero, in questo modo si passavano informazioni e contatti: la parola era 'Berlusconi'.

L'organizzazione, divisa in due gruppi, gestiva un grosso traffico di cocaina destinata al mercato di Milano. Solo durante l'indagine, durata circa due anni - da fine 2016 ad oggi - la polizia ha sequestrato oltre 40 chili di cocaina pura al 92%, che venduta al dettaglio può valere oltre 4 milioni di euro. Contrariamente a quanto solitamente avviene, ovvero l'utilizzo di manodopera straniera per i lavori più 'umili' come il trasporto, in questo caso i capi albanesi incaricavano corrieri italiani di fare viaggi attraverso il Belgio o la Germania, per portare i carichi verso la piazza di spaccio di Milano; quasi sempre si trattava di autotrasportatori anziani e insospettabili, che avrebbero passato indenni i controlli alle frontiere. A meno di non essere stati posti sotto indagine: nelle auto seguite dai poliziotti sono stati scoperti sistemi di GPS installati nel cruscotto che davano ai capi la possibilità di seguire minuito per minuto il tragitto dell'auto. Gli albanesi agivano autonomamente rispetto ad altre organizzazioni criminali italiane. Un gruppo a cui "non interessava il controllo del territorio - sebbene operassero prevalentemente a Milano, abitando tra Bergamo a Brescia - ma che poteva 'dire la sua sul mercato', vista la capacità di penetrazione e la qualità della droga venduta" ha spiegato il capo della Mobile Lorenzo Bucossi, che ha guidato l'indagine, eseguita dalla sezione antidroga.