Trader dimenticato in cella ad Abu Dhabi, appello a Draghi

Andrea Giuseppe Costantino è stato arrestato il 21 marzo ma contro di lui non vi sono accuse ufficiali: per la famiglia è ostaggio di uno scontro diplomatico

Andrea Giuseppe Costantino con la compagna

Andrea Giuseppe Costantino con la compagna

Milano - Per la famiglia è rimasto “incastrato” nelle complicate relazioni Italia-Emirati dopo l’embargo sulle armi deciso dal governo Conte a fine gennaio contro la Federazione araba. Andrea Giuseppe Costantino, secondo la compagna Stefania Giudice, sarebbe "una pedina che si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ignaro ostaggio di un gioco con cui non c’entra niente". P

er questa ragione il trader milanese del petrolio, 49 anni, sarebbe finito in cella ad Abu Dhabi il 21 marzo scorso. Di lui da quel giorno nessuna notizia: "È vittima del silenzio", aggiunge l’avvocato Cinzia Fuggetti, che assiste la donna e lui prima nei suoi affari nel Paese del Golfo Persico dove lavorava da dieci anni, un rapporto interrotto dall’arresto in un albergo. Il 31 luglio la figlioletta della coppia compirà 4 anni e "non vede suo padre da quasi quattro mesi, uno strazio quotidiano per lei", spiega la mamma, che ha chiesto aiuto al premier Mario Draghi e al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sinora però senza risposta. "Vi prego intervenite subito. Finora, niente e nessuno è riuscito a scalfire il muro che avvolge Andrea".

Il caso è ingarbugliato e non mancano le contraddizioni. Costantino ha appena ricevuto il rinnovo del visto fino al 2024, "gli Emirati sono rigorosissimi, questa è la prova che nessun procedimento penale è in corso contro di lui", sottolinea il difensore. In tutto questo tempo "non è stato formulato alcun capo di imputazione a suo carico" e a parte tre visite consolari e qualche telefonata con Stefania – la prima il 27 maggio dopo quasi due mesi di prigionia senza alcun contatto con l’esterno - l’imprenditore non ha potuto neanche nominare un legale a tutela dei propri diritti. "Abbiamo chiesto la scarcerazione alla Farnesina anche per metterlo al riparo dai rischi del Covid, ma senza ottenere risposta", sottolinea l’avvocato.

Intanto, Stefania Giudice non vive "nell’attesa di un miracolo ma della cosa giusta: il ritorno a casa del padre di mia figlia. E’ un uomo forte, ma mentirei se dicessi che non ho paura delle conseguenze di questo incubo. La nostra vita è stravolta e non vediamo la luce in fondo al tunnel. Mi auguro che il nostro Paese non si rassegni all’idea che un innocente possa vivere un dramma simile senza fare tutto il necessario per riportarlo a casa".  

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