
Maurizio
Cucchi
Osservo dall’esterno il palazzo dell’Ambrosiana, questa volta sono solo di passaggio, e resto catturato come sempre dalle suggestioni della zona. Per esempio, lì accanto c’è una elegantissima bottega, "L’Ambrosiana" e offre a umanissimi prezzi bigiotteria di classe e altri deliziosi oggetti. Ma eccomi lì, davanti al Caffè Spadari e al suo dehors, mentre decido di proseguire nella via che degli spadari porta il nome e ci fa pensare a un tempo remoto in cui nelle zone agivano gli artigiani, i cui mestieri sono rimasti nelle denominazioni delle strade. E basta allora pensare agli orefici o agli speronari, armorari, cappellari, titolari di vie ben note bei centralissimi paraggi. Via Spadari è breve e nobilissima, oltre che ricca di offerte. Lo sguardo mi cade, angolo Victor Hugo, sulla pasticceria Passerini, da me amata e altre volte citata, e poi noto le insegne di due alberghi: l’hotel Spadari e il Matilde Boutique hotel, molto stellati, e come ogni volta vorrei essere turista abusivo per trascorrere una notte loro ospite, a un passo dal Duomo. E c’è un altro negozio, quasi di culto, della città, e cioè Peck, dove qualche volta mi ero provvisto di un succulento pacchettino insieme al grande Giovanni Raboni, poeta milanese di nascita e spirito. Mi limito a guardare le invitanti vetrine e rimango a contemplare gli splendidi balconi liberty in ferro battuto della Casa Ferrario, al civico 3. Sono di Alessandro Mazzucotelli, da me ammiratissimo. Termino soddisfatto questo giro, benché subito dopo, già in via Torino, mi turbi la vista di un gentiluomo, con una specie di buio spolverino che gli arriva fin sulla testa e che rovista in un cestino dell’immondizia, poveraccio... E mi resta in bocca un sapore amarognolo...
