GIULIA BONEZZI
Cronaca

Torna l’incubo legionella a Bresso: "Due casi in un mese, ma non collegati"

Un anziano si è ammalato a metà marzo in una struttura, l’altro è finito al Niguarda lo scorso week end. L’Ats esclude che si tratti di un cluster: "Casi isolati, tra Milano e Lodi ne abbiamo avuti 400 nel 2023".

Torna l’incubo legionella a Bresso: "Due casi in un mese, ma non collegati"

Torna l’incubo legionella a Bresso: "Due casi in un mese, ma non collegati"

Due casi di legionella a distanza di quasi un mese uno dall’altro. E "non collegati tra loro", precisano dall’Ats Metropolitana di Milano che come sempre ha avviato approfondimenti, se possibile con più scrupolo perché siamo a Bresso, dove la notizia di una legionellosi (come quella che ha provocato il decesso di un anziano la scorsa estate) impressiona la popolazione più che altrove, dato che la cittadina alle porte di Milano negli ultimi dieci anni ha registrato quelli che tecnicamente si definiscono due "cluster": nell’ottobre del 2014, con sei infezioni di cui una risultata letale, e nell’estate del 2018, quando si ammalarono 52 persone e cinque morirono a causa del batterio che può provocare polmoniti e colonizza ambienti acquatici, naturali e artificiali. Per il cluster del 2018, l’Ats aveva individuato a posteriori una fonte, non certa ma gravemente indiziata, nella fontana del Mappamondo.

Uno scenario molto lontano da quello degli ultimi due casi registrati a Bresso. Il primo risale a metà marzo, e ha riguardato un anziano ricoverato in una struttura. Il secondo, scoperto all’ospedale Niguarda lo scorso fine settimana, un ultraottantenne che vive al proprio domicilio, a più di un chilometro e senza contatti con l’altro ammalato. "Sono casi sporadici, come se ne verificano in molti comuni: l’anno scorso in tutto il territorio dell’Ats (l’intera città metropolitana più il Lodigiano, ndr) ne abbiamo avuti circa quattrocento", spiega Marino Faccini, direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Agenzia di tutela della salute. Mentre i cluster sono rari: l’Ats non ne ha riscontrati altri negli ultimi sei anni.

Ogni volta che si scopre un caso di legionella, chiarisce Faccini, "controlliamo gli impianti idraulici domestici, per capire se ci sia un’elevata moltiplicazione del batterio, e verifichiamo se ci siano state frequentazioni di ambienti a rischio. Se riscontriamo più infezioni con caratteristiche simili, ad esempio nello stesso palazzo o nella stessa strada, conduciamo approfondimenti ulteriori, controllando se nelle vicinanze ci siano impianti come grandi torri di raffreddamento o fontane". Posto che la fonte del contagio, soprattutto nei casi sporadici, "è molto difficile da individuare". La legionella infatti è un batterio “ubiquitario“, diffusissimo, che raramente riesce a “bucare“ il sistema immunitario di persone rese fragili dall’età o da patologie, facendole ammalare.

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