"Tono di voce alto e parolacce. Ecco i segnali dell’escalation"

Gabrielle Fellus, esperta di Krav Maga, aiuta operatori sanitari a gestire situazioni di violenza in ospedale con la cultura del rispetto.

"Ricevo molte richieste da parte di strutture ospedaliere per organizzare dei corsi, soprattutto per chi lavora in pronto soccorso, nei reparti e nelle aree con servizi psichiatrici. Anche gli ambulatori sono contesti delicati: un medico donna mi ha raccontato che un paziente in stato di alterazione ha tentato di conficcarle una penna nella mano", spiega Gabrielle Fellus, unica donna in Italia ad aver raggiunto il livello "Expert" di Krav Maga e ideatrice di un sistema di difesa, che prende il suo nome, basato sull’adattamento dei princìpi delle discipline di combattimento alle situazioni di conflitto quotidiano (ne parla anche nel suo libro, "La palestra dell’autostima", Sonzogno). Con la sua associazione, I Respect, Fellus ha aiutato non solo donne vittime di violenza e minori con problemi di bullismo ad alzare la testa, ma anche medici ed infermieri a gestire pazienti di indole violenta, attraverso "la cultura del rispetto". Negli ultimi anni ha svolto seminari in 14 strutture ospedaliere, tra cui San Carlo, San Paolo, Niguarda e Fatebenefratelli: "Presto ne partiranno altri di corsi, in collaborazione tra gli altri con l’Ordine dei medici di Milano. Sarebbe utile se rientrassero nella formazione continua della categoria".

Gabrielle, cosa insegna a lezione?

"L’obiettivo è l’identificazione del potenziale rischio e la strategia comportamentale da adottare. Ovviamente un operatore sanitario non deve rispondere con pugni e calci, sia per questioni legali sia perché è una persona civile. Se un paziente ha solo perso un po’ le staffe dopo una lunga attesa, bisogna cercare di rassicurarlo. Esistono però segnali verbali e posturali che indicano che possa diventare un aggressore: alza la voce, fa un uso smodato di parolacce e si avvicina troppo".

Cosa deve fare il medico o l’infermiere?

"Arretrare, mantenendo una distanza di almeno due metri, in modo che il potenziale aggressore non possa colpire. È importante anche alzare il tono della voce se la persona è molto arrabbiata, scandendo bene che si debba “cal-ma-re”. I colleghi dovrebbero andare in supporto, ma senza bloccare l’esagitato, che deve essere fermato dai vigilantes. In generale, questo approccio risolve la maggior parte delle situazioni di conflitto". Annamaria Lazzari